Life at World Academy

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  1. ~ HetalianLove
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    mh si anche a me è piaciuta la cosa dell'alga , davvero carina .

    Finalmente è arrivato il fratellone , il magnifico ! XD

    Inizierà un periodo buio per il caro Lud?

    Comunque anche questo capitolo è davvero bello , complimenti **
     
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  2. Chibi_
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    CITAZIONE
    Finalmente è arrivato il fratellone , il magnifico ! XD

    Inizierà un periodo buio per il caro Lud?

    ahah fidati, ho grandi progetti per il maginifico lui XD *punta un dito verso Ludwig* inizia a tremare, caro mio bwahahha XD *lud la guarda con un misto di pietà e compassione*:(patt):



    CITAZIONE
    -oh, no.- sospirò rassegnato il biondo.
    -oh, sì.- rispose con un ghigno il nuovo arrivato

    oh si.. oh si.. oh si.. oh siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!!! *no giurno non sto simulando un orgasmo xD*

    oddio quando l' ho letto sono morta XD

    grazie 1000 :(pwn):
     
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  3. Chibi_
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    05- L’Hurrikan che non fa quello che dici
    (Gilbert)


    Nell’infermeria era calato un silenzio tombale mentre il nuovo arrivato, mani sui fianchi e mento alto, guardava con sguardo strafottente i due ragazzi in fondo alla stanza, concentrandosi sulla figura di Ludwig, per poi raggiungerlo con grandi falcate.
    -west, come mai quella faccia?- disse dando una grossa pacca sulla schiena al biondo –non sei contento che il tuo fratellone è venuto a farti visita?-
    -fratellone?- trillò Feliciano
    Solo in quel momento il ragazzo sembrò accorgersi della presenza dell’italiano, e mollò il tedesco per avvicinarglisi
    -né, west… non mi presenti al tuo nuovo amico?- disse scrutando il moretto
    Ludwig si mise a sedere sul letto e, col mal di testa che sembrava dovesse dividergli la testa in due, parlò:
    -si, dunque… Feliciano, questo è mio fratello Gilbert. Gil… Feliciano-
    -piace..-
    -tutto qui? È questo il modo di presentarmi? Basta così, faccio da solo. TU!- esclamò indicando l’italiano – sentiti onorato di presiedere alla mia magnifica presenza, stai guardando il favoloso Gilbert Beilschmidt, nonché il ragazzo più figo della suola!-
    Feliciano guardò perplesso il ragazzo che gli stava di fronte: era alto e slanciato, con dei capelli chiarissimi, quasi bianchi, portati in una pettinatura corta e spettinata, gli occhi rossi lo guardavano dall’alto in basso ed esibiva un sorriso smagliante. Gli rispose con un ampio sorriso
    -io sono Feliciano Vargas, piacere! Sei veramente il fratello di Ludwig?-
    -certo che lo sono! Non si direbbe, vero? Purtroppo nel mio fratellino non c’è traccia della mia abbagliante bellezza, né del mio impeccabile charme ma, beh, nessuno è perfetto. Nessuno apparte me, ovviamente. Comunque…c osa ci fa qui?-
    L’italiano abbassò la testolina castana
    -Ludwig si è sentito male per colpa mia…-
    -non è vero- s’intromise a quel punto il biondo
    -si invece! Se io non avessi insistito non avresti mangiato quel coso e ora non saresti qui…-
    -su, su, ora basta- Ludwig poggiò una mano sulla testa dell’italiano, cercando di rassicurarlo –tu non hai fatto niente di male, sono io che l’ho voluto provare… non voglio più ritornare sull’argomento, ok?-
    Il castano lo guardò incerto, poi gli rivolse un gran sorriso, esclamando dolcemente un “va bene” che fece leggermente arrossire il più grande
    -hem ehm…-
    Gilbert si schiarì la gola, riportando l’attenzione su di sé. Ehi, stavano parlando di lui un attimo fa, come osavano ignorarlo?
    Improvvisamente la nuvoletta rosa che sembrava aver avvolto i due svanì, e Ludwig ritrasse velocemente la mano, guardando distrattamente l’altro lato della stanza, mentre >Feliciano sembrava totalmente a suo agio
    -vedo che siete abbastanza occupati, meglio che tolga il disturbo….- affermò l’albino rivolgendo uno sguardo d’intesa al fratello, che questo ignorò bellamente, al che si rivolse a Feliciano
    -aaah, ragazzo mio, proprio non capisco cosa ci trovi in un musone come lui, ma se sta bene a te…-
    -G..Gilbert, credo che hai capito male… anzi, hai sicuramente capito male- cercò di spiegare il biondo
    -si, si certo…-
    Gilbert si avviò alla porta, ma prima di uscire si bloccò, come se gli fosse improvvisamente venuto in mente qualcosa, e si girò verso gli altri due
    -a proposito… ho organizzato una piccola festicciola di bentornato per il sottoscritto e voi siete invitati, vi aspetto in camera mia più tardi..ci vediamo1-
    -Gilbert, fammi capire… ti sei auto organizzato la tua festa di bentornato?- chiese perplesso Ludwig
    -si, perché?-
    -niente…. A volte il tuo narcisismo mi lascia senza parole-
    -lo prenderò come un complimento, West… a dopo!-
    -meglio che vada anch’io- Feliciano si alzò e si diresse verso la porta –allora ci vediamo dopo, mi raccomando riposati, ok?-
    E nell’infermeria ritornò il silenzi, con somma gioia del tedesco, che si addormentò pochi minuti dopo.


    -perché quell’espressione Lud? Daaaai rilassati, sarà divertente!-
    -conoscendo Gilbert questa cosa non promette nulla di buono-
    Ludwig e Feliciano stavano attraversando il dormitorio diretti verso la camera dell’albino, l’italiano era sereno e rilassato e trotterellava accanto al tedesco canticchiando una canzone nella sua lingua, mentre Ludwig non riusciva a togliersi uno strano presentimento
    -quindi… - la voce dell’italiano si abbassò –Gilbert è tuo fratello?-
    Ludwig rallentò, sel’attendeva una domanda del genere.
    -non ci assomigliamo molto, vero?-
    Beh, come biasimare la domanda dell’italiano? Lui, biondo, occhi azzurri, alto e robusto,non assomigliava affatto a Gilbert, che al contrario era più basso ed esile, con i capelli argentei e gli occhi scarlatti. Per non parlare del carattere assolutamente incompatibile dei due
    -tecnicamente non siamo fratelli… la famiglia di Gilbert mi ha accolto dopo che lui mi ha trovato mentre vagavo da solo chissà dove e mi ha portato con sé a Berlino… non mi ricordo molto del periodo prima dell’incontro con mio fratello e sinceramente nn mi interessa, per quanto mi riguarda quella che ho è la mia unica famiglia, e sto bene così-
    Si bloccò notando l’espressione dell’italiano: lo stava guardando con un espressione triste, gli occhi lucidi e la bocca socchiusa, come se cercasse delle parole da dire ma non le trovasse.
    -d..dai, non fare così, io sto bene, non ti devi preoccupare, vedi?- fece sorridendo al più piccolo, che dopo un attimo di esitazione gli rivolse un timido sorriso –non voglio rivedere più un’espressione così triste, mi hai capito?- disse scompigliandogli i capelli scuri
    -ora forza, andiamo a vedere cosa vorrà quel decerebrato di mio fratello-

    Dopo un po’ arrivarono alla camera dell’albino, ma prima che potessero avvicinarsi la porta si spalancò, e un Romano altamente incazzato fece la sua comparsa davanti a loro, sorpassandoli e percorrendo a grandi passi il corridoio
    -fratellone, che…-
    - QUELLO SONO DEI PAZZI!- Urlò l’italiano indicando istericamente la camera da cui era uscito – se credono che io starò lì con loro si sbagliano di grosso! Già sono abbastanza deviati per natura, adesso poi…! Feliciano, meglio che vieni via anche tu, credimi-
    Ma il più piccolo continuava a guardarlo con sguardo interrogativo, restando fermo accanto a Ludwig
    -BAAH, AL DIAVOLO!- sbottò il meridionale, andandosene.
    -doitsu… ma che voleva dire?-
    -beh, a questo punto immagino che lo sapremo presto –
    I due aprirono la porta della camera e sbirciarono incuriositi all’interno, trovandovi Gilbert e Antonio che tagliuzzavano qualcosa,mentre Francis e Alfred osservavano attenti i loro movimenti
    -Gilbert…- Ludwig sbiancò nel vedere a terra una scatola vuota che portava scritto a caratteri cubitali “from Holland” - cosa sono quelli ?-
    -funghi- rispose l’albino con uno sproporzionato sorriso
    - funghi?- ripeté l’italiano avvicinandosi - Che tipo sono? Non hanno un bell’aspetto… se volevate cucinarli mi dovevate chiamare prima di triturarli, so un sacco di ricette: risotto ai funghi, funghi fritti, funghi…-
    -feliciano….- lo interruppe Ludwig sbiancando sempre di più –non credo che siano quel genere di…-
    -esatto, Ita-chan!- esclamò Antonio zittendo il tedesco – ma tu non sai che questi funghi sono buonissimi anche così, dai provali!-
    -no, ehi, aspetta!- Ludwig scattò in avanti per portare via l’italiano dalle grinfie di quei pazzi. Invano purtroppo, poiché il francese e lo spagnolo avevano già fatto ingoiare un po’ di quella roba informe al moretto, con le risate di Alfred che facevano da sottofondo
    -COSA AVETE FATTO???- urlò infuriato Ludwig –sono.. sono funghi allucinogeni, cazzo, ma siete impazziti?? Dai… sputa, SPUTA!- sbraitò scuotendo Feliciano che lo guardava spaventato, mentre intanto gli altri si stavano passando quella roba, per poi ingoiarla con un sorso d’acqua
    -e adesso?- chiese Alfred
    -adesso aspettiamo –rispose Gilbert aprendosi una birra –tra una trentina di minuti dovrebbero iniziare a fare effetto…. Eddai, West, rilassati! Anzi… vuoi provarne uno?-
    -ma cosa stai dicendo?? Feliciano, guardami, come ti senti?-
    Chiese preoccupato all’italiano che lo guardava tranquillo
    veramente non sento niente… e Antonio è un bugiardo, quei funghi facevano schifo!-
    -ok, basta, andiamo via- in una stanza senza tutti quei deficienti a cui badare avrebbe gestito meglio un drogato . Però a pensarci… se ci fosse stato qualche effetto collaterale? Lui non era certo un esperto di quella roba, se ci fosse stato qualche problema che avrebbe dovuto fare? Forse era meglio restare lì.
    -eddai West levati quel muso lungo… vedrai che ti divertirai!-

    -NO, WOMAN NO CRY! NOOOOOOOOOO WOMAN NO CRYYYY!!!!-
    “si sarebbe divertito, certo” pensò Ludwig mentre guardava sconsolato Alfred, Gilbert e Francis che si sgolavano e urlavano mentre facevano oscillare i bicchieri stracolmi di birra a destra e a sinistra, facendo cadere il liquido dorato sul pavimento. A un lato della stanza Antonio li guardava scocciato
    -ma perché io non sento niente?? Non è giusto!- si lamentò l’ispanico
    Beh, uno in meno a cui fare da baby sitter. Lanciò un’occhiata a Feliciano, seduto accanto a lui che dondolava la testa da un lato all’altro sorridendo come un ebete. Beh, almeno lui per ora non gli dava grossi problemi
    -ehi Francis- sbottò Gilbert – la smetti di sprecare tutta la birra? Guarda quanta ne hai buttata a terra!-
    -stupido tedesco, tu ne hai versata più di me sul pavimento!-
    -non sonno tedesco sono prussianooooo!-
    -ragazzi!- esclamò Alfred salendo su una sedia – questa stanza è troppo piccola per un eroe come me, usciamo!-
    -NON SE NE PARLA!- minacciò Ludwig
    -ehi, gente… credo che cominci a fare effetto…- s’intromise Antonio un secondo prima di scivolare a terra
    -USCIAMOOOO!- il francese si gettò sulla porta per aprirla, ma questa si spalancò un attimo prima, Francis batté una testata ed Arthur entrò nella stanza
    -COS’E’ STO CASINO?? AVETE IDEA DI CHE ORE SONO?-
    Si bloccò osservando il triste spettacolo che aveva davanti : Francis dopo la botta alla porta si era attaccato allo specchio e ora si tastava con stupore ogni singola parte di viso, quasi non l’avesse mai visto prima; Feliciano, che un secondo prima era calmo e tranquillo, ora era sull’orlo del pianto; Gilbert portava le mani avanti a sé ed urlava uno “stai lontanooooooooo” a un qualcosa che ipoteticamente si trovava di fronte a lui; Alfred oscillava sulla sedia convinto… di surfare, forse? Mentre Antonio aveva intavolato un’animata discussione con il suo indice sinistro.
    -cosa… sta succedendo qui?-
    -Arthur.. ti prego aiutami- implorò Ludwig
    L’inglese si fermò ad osservare lo scatolone che giaceva abbandonato in un angolo e si mise a leggere l’etichetta
    -avete ordinato dei…d-dei… MA SIETE IMPAZZITI??- urlò istericamente
    -dai Arthur, non abbiamo fatto niente di male a nessuno- disse Francis, ancora intento a contemplarsi
    -ma avete idea di cosa succederà se si verrà a sapere che è avvenuta una cosa simile mentre io ero in carica? Eeeh, lo sapete?? Posso scordarmi le prossime elezioni!- sbraitò con le mani al cielo
    Ludwig annuì convinto, contento che fosse arrivato qualcuno sano di mente ad aiutarlo a porre fine a tutto quel casino, mentre gli altri erano rimasti in silenzio ad osservarlo, poi gli si gettarono addosso
    -tenetelo fermo!-
    -cosa fate? Lasciatemi! Io sono il presidente del consiglio studentesco! Levatemi le vostre manacce di dosso!-
    -tenetegli aperta la bocca!-
    -non azzardatevi a fargli mangiare quella roba!-
    Ludwig si alzò per andare in soccorso dell’inglese, ma si sentì trattenere per un braccio e quando si girò incontrò il musetto abbattuto di Feliciano
    -Lud….. tu mi vuoi bene?-
    -…………………EH?-
    L’italiano aderì completamente al braccio del tedesco
    -mi vuoi beneeeeee? Perché io ti voglio tanto bene!-
    -ch..che razza di domanda è?- rispose arrossendo
    A quel punto il moro si staccò e andò a importunare qualcun altro, più precisamente Antonio
    -antonio, tu mi vuoi bene?- chiese di nuovo con i suoi occhioni da cerbiatto
    Lo spagnolo lasciò Arthur (a cui intanto Alfred era riuscito a far ingoiare un paio di fungi) e abbracciò il più piccolo, iniziando a tastarlo in luoghi non molto opportuni
    -massì che ti voglio bene, che domande! Anche Mr. Tomato ti vuole bene, vedi?- disse spiaccicandogli in faccia il dito con cui stava bisticciando un attimo fa.
    Ludwig tirò via dalle grinfie dello spagnolo Feliciano, giusto in tempo per vedere Alfred che stava per buttarsi dalla finestra al possente grido di – I BELIVE I CAN FLYYYYY!- e afferrarlo al volo.
    Perché non sen’erano andati via come Romano?
    -Ragazzi!- Gilbert indicò il cielo fuori dalla finestra – la vedete anche voi quella ragazza?-
    -ma che ragazza? quello è un unicorno!- urlò Arthur, ormai completamente andato
    -non vediamo niente, Gil…-
    -ma come? È lì, vicino alla luna, ed è completamente nuda! Come fate a non vederla?-
    -qui l’unico nudo che vedo è Francis…- Antonio indicò l’amico, che intanto si era completamente spogliato e si era spalmato alla grossa vetrata della stanza con vista sul cortile della scuola
    -il vetro è così frescooooooo-
    -Francis, tu mi vuoi bene?-
    -FRANCIS COSA CAZZO FAI? VESTITI!!!-
    -ALFRED SEI UN’INSENSIBILE!-
    -AHAH Arthur, stai parlando con un vaso! Non è ridicolo, Mr. Tomato?-
    - NON, TEMETE, IO VI SALVERO’!-
    -Gilbert… almeno tu mi vuoi bene?-
    - West, non è la festa di bentornato migliore che sia mai stata fatta?-
    -STAI ZITTO IDIOTAAAAA-

    Beh, come dire, la mancanza di Gilbert si era fatta sentire. Eccome se si era fatta sentire. La settimana in cui era stato sospeso era stata per Ludwig la più calma e rilassante che si ricordava, peccato che per lui i suoi giorni di relativa pace erano finiti
    Guardò distrattamente Feliciano che piangeva disperatamente, mentre tentava ancora di tenere Alfred lontano dalle finestre.
    No, probabilmente i suoi giorni di sana tranquillità erano finiti già da un bel po’.





    Alloraaaa uff, anche questo è finito. Era una settimana che ero ferma all’inizio e non riuscivo ad andare avanti, poi stamattina a scuola (sociologia è fonte di ispirazione xD) mi sono messa a scriverlo e l’ho finito in un attimo.
    Come credo abbiate notato questo capitolo è tipo il doppio di quelli precedenti… e l’ho anche accorciato XD mi sono divertita troppo a scriverlo, spero sia piaciuto anche a voi ^__^
    Ah, riguardo al titolo, ho preso spunto dal titolo di una puntata di Full Metal Panic Fumoffu, non l’ho inventato io, apparte l’aggiunta di “hurrikan” che, approposito non ho sbagliato a scrivere hurricane, ma è la traduzione di “uragano” in tedesco.. se è sbagliato prendetevela con google traduttore .-.


    Fefe grazie x la reenzione su EFP, ti ho risposto lì cmq ^_^
     
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  4. ~ HetalianLove
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    CITAZIONE
    -Ragazzi!- Gilbert indicò il cielo fuori dalla finestra – la vedete anche voi quella ragazza?-
    -ma che ragazza? quello è un unicorno!- urlò Arthur, ormai completamente andato
    -non vediamo niente, Gil…-
    -ma come? È lì, vicino alla luna, ed è completamente nuda! Come fate a non vederla?-
    -qui l’unico nudo che vedo è Francis…- Antonio indicò l’amico, che intanto si era completamente spogliato e si era spalmato alla grossa vetrata della stanza con vista sul cortile della scuola
    -il vetro è così frescooooooo-
    -Francis, tu mi vuoi bene?-
    -FRANCIS COSA CAZZO FAI? VESTITI!!!-

    Questo pezzo è epico XD

    Comunque davvero complimenti , anche questo capitolo fantastico , adoro questa fanfiction *_*
     
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  5. Chibi_
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    auhuahuahhaha lieta che ti sia divertita ^___^
     
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  6. Feƒeica92*
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    ahuahauhauhauahauhauhauhauhauahuahu è bellissimaaaaaaa

    CITAZIONE
    Ludwig tirò via dalle grinfie dello spagnolo Feliciano, giusto in tempo per vedere Alfred che stava per buttarsi dalla finestra al possente grido di – I BELIVE I CAN FLYYYYY!- e afferrarlo al volo.

    scusa se la commento solo ora l'ho letta tra ieri ed oggi >.< sono morta ti giuro è troppo divertente *-* gilbert è proprio come me l'aspettavo *-* povero il mio Lud >.< vedrà di peggio xD ora te la commento anche su efp ^^
    è troppo divertente *-*
    mi è piaciuta tanto questa parte:
    CITAZIONE
    -tecnicamente non siamo fratelli… la famiglia di Gilbert mi ha accolto dopo che lui mi ha trovato mentre vagavo da solo chissà dove e mi ha portato con sé a Berlino… non mi ricordo molto del periodo prima dell’incontro con mio fratello e sinceramente nn mi interessa, per quanto mi riguarda quella che ho è la mia unica famiglia, e sto bene così-

    ...
    mi ricorda l'immagine tra ludwig e gilbert divisi dal muro ç__ç ...
    bella bella bella :) non vedo l'ora che ungheria entri in azione *-*
     
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  7. Chibi_
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    grazie cara ^____^

    CITAZIONE
    non vedo l'ora che ungheria entri in azione *-*

    ecco, approposito di lei...la dovrei inserire nel prossimo capitolo, ma non so se tipo attraverso 1 mega flash back (si scrive così?.-.) di Gilbert oppure normalmente....
    (si, xkè il capitolo l'avrei già scritto ma mi fa abbastanza tanto schifo.-.)
    aiutooo consigli? :(
     
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  8. Feƒeica92*
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    mmmm... fondere le 2 cose? far partire il capitolo con il flash back e poi attaccare con un incontro di adesso? non sono se ti hofatto capire quello che volevo dire xD
     
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  9. Chibi_
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    06- Un lunchtime impegnativo
    (Elizabeth & Sesel)



    Era una classica giornata autunnale, un po’ fredda ma soleggiata. Il fracasso degli studenti invadeva il giardino, insieme a quello degli uccelli che si poggiavano suoi rami degli alberi che piano piano si tingevano d’oro e di rosso, se si tendeva l’orecchio si poteva sentire anche un dolcissimo suono di…..
    -pwaaaah- Francis si portò le mani alla bocca in preda a un conato di vomito.
    -ehi, amico tutto bene?- chiese Gilbert accanto a lui notando il colorito pallido del ragazzo
    -quegli stupidi funghi…. È normale che la mattina dopo si abbia una nausea così?-
    -io veramente non sento niente…-
    Il francese sbuffò
    -tzè, ma guarda se devo vedere quest’idiota fresco come una rosa mentre io non mi reggo neanche in piedi!-
    -ehi, Francis, se io li reggo meglio di te che colpa ne ho! Credo che anche Antonio abbia avuto qualche problema stamattina….e poi comunque dai, ammettilo… non è stata una festa degna del fantastico me?-
    Francis si ritrovò a sorridere all’amico – è stata meravigliosa.-
    -ecco, vedi?-
    -ed è stato ancora più meraviglioso vedere che quell’inglesino saccente e rompiscatole si è ripreso per ultimo, visto che tutti abbiamo potuto sfotterlo un po’!-
    -già…..- lo sguardo di Gilbert si fermò ad osservare qualcosa dietro le spalle del francese – peccato che poi si è arrabbiato solo con te, vero?-
    Quel briciolo di buon umore che aveva ritrovato il biondo svanì in un secondo appena vide l’enorme pila di fogli poggiata dietro di lui
    -cavolo perché devo sbrigare io queste noie? È lui il presidente del consiglio studentesco, toccherebbe a lui, non a me!-
    -si, ma tu sei il vicepresidente- affermò l’albino facendo risprofondare l’amico nella depressione. –e comunque… che roba è?-
    -sono fogli che devo consegnare ad ogni classe…. Devono scriverci le attività che hanno in programma per il festival scolastico e presentarle ad Arthur…. Hai idea di quante classi ci siano?? Non ce la farò mai Questo è totalmente ingiusto!-
    -hem, Francis…- lo interruppe Gilbert indicando una ragazzina che li osservava a qualche metro di distanza – credo che quella ti stia fissando-
    Appena lo sguardo del francese si posò sulla ragazza, Francis sembrò dimenticare tutti i suoi problemi
    -Sesel, buongiorno!-
    La ragazzina sembrò riscuotersi e corse incontro ai due. Era bassina, (arrivava a malapena alle clavicole del biondo), aveva due grandi occhi castani e le labbra carnose erano stirate in un dolce sorriso; i capelli neri erano portati in due code basse legate con dei nastri rossi; il fisico era esile, con appena un accenno di curve risaltate dal taglio della divisa.
    -B-buongiorno!-
    -mi stavi cercando?- chiese dolcemente il francese
    -ecco…. H qui gli appunti che mi avevi chiesto l’altro giorno- disse porgendogli un quaderno e ritornando a frugare nella cartella –e poi ho saputo che non ti sentivi molto bene e…ecco, ti ho portato questa.- concluse porgendogli una piccola pasticca -ti calmerà il dolore....-
    -oh, Sesel, grazie! Cosa non farei senza di te…Sei il mio angelo!-
    -m…ma veramente io non…. Ecco….- il bel viso color caramello della ragazza si imporporò leggermente –non c’è bisogno che mi ringrazi, lo faccio volentieri. Ora scusami, c’è una persona che mi sta aspettando…-
    -certo, non voglio trattenerti, ci si vede in giro, eh?-
    Gilbert, che era rimasto tutto il tempo in silenzio, si rivolse al biondo, mentre continuava ad osservare la mora correre via
    -Francis, mi sa tanto che hai fatto colpo -
    - io? con Sesel? Ma no, figurati! Lei è così gentile con tutti, io non faccio certo eccezione. Hai visto però com’è adorabile? E poi parla perfettamente il francese! Non sarebbe la sorellina perfetta?- si appoggiò sulle braccia, e il movimento per poco non fece cadere l’imponente pila di fogli che stava ancora lì, quasi ad aspettare che qualcuno la calcolasse. –ah, quasi me ne ero dimenticato….Gilbert, mi serve un favore!- esclamò esibendo il suo migliore sorriso.
    -uh?-

    Ma perché finiva sempre così?
    Gilbert passò tutta la pausa pranzo a consegnare quei dannatissimi fogli a ogni persona che incontrava, borbottando e maledicendo l’amico che gli aveva dato tutto quel lavoro da fare, congedandosi con la frase “sono sicuro che una persona così magnifica come te non dirà di no, vero?”. Beh, non poteva certo tirarsi indietro dopo che il suo orgoglio era stato tirato in ballo! Stupido francese, gliel’avrebbe fatta vedere lui!
    Tornò a consegnare i fogli con un nuovo entusiasmo, quando si bloccò di colpo.
    La vide attraversare il cortile, la gonna che svolazzava leggermente facendo girare tutti i ragazzi che la guardavano incantati, per poi vederla avvicinarsi a Sesel e tirare fuori i suo cestino del pranzo, chiacchierando spensieratamente con l’amica.
    Si chiamava Elizabeth, ed era diversa da tutte le altre.

    Gilbert non aveva mai avuto problemi per quanto riguardava le ragazze. Non che avesse il chiodo fisso come Francis, certo però quando voleva un po’ di compagnia femminile non faceva il minimo sforzo per trovarla anzi, aveva un esercito di ragazze adornati ai suoi piedi, cosa che aumentava in modo incredibile l’ego del ragazzo (come se ce ne fosse bisogno…)
    Eliza, invece, era la cosa più complicata che gli fosse capitata.

    Loro due erano amici d’infanzia, da piccoli stavano sempre insieme, divertendosi a fare il “gioco della guerra”, a cacciare insetti e a far arrabbiare i vicini e, anche se litigavano continuamente, tutti dicevano sempre che da grandi si sarebbero sposati, un po’ per prenderli in giro, un po’ perché pensavano veramente che erano una bella coppia. A quel punto i due bambini con facce schifate urlavano che era assolutamente impossibile. Ripensandoci adesso…come potevano affermare una cosa simile? Elizabeth da piccola assomigliava a tutto tranne che a una dolce bambina: si comportava come un maschio, parlava come un maschio e si vestiva come un maschio, tanto che Gilbert all’inizio si era davvero convinto che fosse un bambino. Poi lei dovette partire, tornò in Ungheria,il suo paese d’origine, e non si videro più.

    La rincontrò dopo molti anni in un campeggio estivo, e quando la vide stentava a riconoscerla: indossava una candida camicetta legata appena sopra l’ombelico, dei calzoncini di jeans e dei leggeri infradito; i capelli castani, una volta sempre corti e raccolti in una coda, ora erano sciolti e lunghi fino ai fianchi e ad ogni suo movimento catturavano i raggi del sole creando mille riflessi; gli occhi verdi erano incorniciati da un leggero trucco e controllavano attenti la padella su cui stava cucinando.
    -gott- Gilbert iniziò a sudare e ad agitarsi.
    Era stato invitato da alcuni suoi amici quel pomeriggio per pranzare tutti insieme e lo avevano avvertito che ci sarebbero state alcune ragazze carine, ma non si aspettava certo questo. Mio dio, era splendida.
    Si allargò con un gesto veloce il colletto della camicia, doveva parlarle. Fece per avvicinarsi, quando venne strattonato da una ragazza
    -ciao Gilbert! Che bello rivederti! Cosa ci fai qui? Ti ricordi di me?-
    -oh, ciao…..- hem… chi cavolo era?- che sorpresa trovarti qui, ora scusami ma…-
    -mi sei mancato così tanto negli ultimi mesi!e io? Ti sono mancata, vero? Ti ho chiamato tante volte, ma tu non mi hai mai risposto…. Hai cambiato numero per caso?-
    -eh….eh già, scusami. Certo che mi sei mancata, ma ora devo proprio…-
    Elizabeth, dopo aver spento il fuoco, alzò lo sguardo cercando l’origine di tutto quel trambusto e si mise ad ascoltare distrattamente i due ragazzi
    -Giiilbert ma perché hai tanta fretta? Non ti ricordi più i momenti che abbiamo passato insieme?- chiese mentre sfregava con falsa noncuranza il seno prosperoso sul braccio del ragazzo
    Eliza roteò gli occhi al cielo e tornò a concentrarsi su quello che stava facendo un attimo fa, quando d’improvviso si bloccò. Aveva detto Gilbert? Guardò meglio i due e le venne un tuffo al cuore: era lui, era per forza lui. L’accento tedesco, il nome, ma soprattutto l’aspetto, era albino…si, era per forza lui
    -Gilbert? Gilbert Beilschmidt?- chiese avvicinandoglisi
    Lui fece altrettanto, scrollandosi la ragazza dal braccio
    -tu sei… Elizabeth Hèdervàry , giusto?-
    -ommioddio, non posso crederci, dopo tutti questi anni! – disse lei entusiasta andando ad abbracciarlo – cosa ci fai qui? Sei da solo? C’è anche tuo fratello? Cos’hai fatto tutto questo tempo?-
    Era bella da togliere il fiato –Liz! Come sono contento di vederti! Tu cos’hai fatto tutto questo tempo! Ma guardati… il brutto anatroccolo è diventato proprio una bella sventola!-
    Lei lo lasciò, allontanandosi, non gli piaceva quel linguaggio
    -si… anche tu sei cresciuto.-
    -e come sono cresciuto! Che fortuna è stata per te incontrarmi di nuovo! E dove lo trovi un altro come me? Ti vedo molto cambiata… e ovviamente in meglio, mi congratulo! Spero che anche il tuo carattere sia migliorato!- disse il tedesco, inconsapevole del pericolo a cui stava andando incontro.
    -…come scusa?- era incredula
    -ma si, nel senso.. non dai ancora la caccia agli insetti e alle lucertole, non ti arrampichi ancora sugli alberi, non lanci ancora il fango nelle finestre dei vicini, no? Vabbè che con quelle –e indicò il seno dell’ungherese – ti si perdona tutto, ma….-
    -co…COSA? Ma come diavolo ti permetti?-
    -ma dai, non ti scaldare! Vedo che sei rimasta acida come allora, eh?-
    Lei si girò di scatto, mandando a benedire le buone maniere, e si avvicinò pericolosamente al ragazzo
    -ah si?? E tu sei invece il solito ragazzino stupido, arrogante e narcisista di tanti anni fa, non sei cambiato affatto! Dimmi….sei ancora deboluccio come allora? Ormai scommetto che ti fai attere anche da tuo fratello! E poi sai una cosa?- disse gonfiando il petto orgogliosa – non mi sei mancato per niente!-
    Ovviamente lui, offeso, iniziò a controbattere
    -ah, ma davvero? Tu mi sei mancata anche meno, allora! E sarò anche stupido, ma intanto io ho un esercito di ragazze che mi adorano. Tu invece con i tuoi modi mascolini scommetto che avrai al massimo uno o due sfigati dietro!- ovviamente Gilbert non poteva sapere degli innumerevoli ammiratori della ragazza, ma era un dettaglio
    -sai quanto me ne frega! Scendi dal piedistallo idiota! E poi preferisco farmi suora piuttosto che avere ragazzi come te dietro! Anzi, tornatene dalla tua amica là dietro e lasciami in pace!-
    Gilbert si bloccò, i pugni che si aprivano e si chiudevano convulsamente, gli occhi scarlatti, improvvisamente seri, che guizzavano dalla castana alla bionda alle sue spalle poi, con un tono grave, disse:
    -ho capito…-
    L’ungherese per un attimo si sentì in colpa, ma prima che potesse ridire qualcosa il tedesco esultò:
    -fai così solo perché sei gelosa!-
    -eh?-
    -ma tranquilla Liz, non devi essere triste, perché……..io………-
    Eliza trattenne il fiato, aspettandosi, forse… una dichiarazione?
    -IO POSSO SODDISFARVI ENTRAMBE! Se vuoi anche contemporaneamente…-
    L’espressione della ragazza era indescrivibile, si limitò a girarsi e ad avvicinarsi al punto dove stava prima
    -brutto….- strinse convulsamente il manico della padella –IDIOTAAAAAA!- e andò a schiantargliela in faccia, con un sonoro tonfo.


    Gilbert sorrise al ricordo mentre appoggiato al muretto, continuava ad osservare l’ungherese. Una leggera folata di vento fece cadere alcuni dei fogli che aveva tra le braccia. Dopo averli raccolti si decise ed andò incontro alle due.

    La ragazza accanto a lei sospirò pesantemente
    -Sesel, cos’hai? È già da prima che ti vedo così giù…che è successo?-
    -Elizabeth, io proprio non capisco!-
    -ah…-
    L’ungherese capì subito a cosa si stava riferendo l’amica e storse il naso: Francis Bonnefoy, come faceva un essere così squallido ad interessare a quell’angelo di Sesel?
    -ti giuro, sto impazzendo! Io faccio di tutto per farmi notare, per aiutarlo…..ma lui niente! Mi guarda come si guarda una bambina e niente di più, che devo fare?-
    L’umore di Elizabeth crollò bruscamente. Tutte le volte era così: ogni volta che la sua amica stava male la colpa era sempre di quel viscido donnaiolo francese. Non che Francis non le volesse bene, ok, ma ormai era risaputo che al francese piacevano le donne alte e prosperose (al contrario di Sesel, che era talmente minuta da sembrare veramente una bambina) anzi, ad ascoltare le voci che giravano sul suo conto Francis non disdegnava neanche la compagnia maschile.
    Uscirono dall’edificio e passeggiarono per un po’ in silenzio nel grande cortile, sedendosi poi sotto una quercia e prendendo i loro cestini del pranzo.
    -Sesel…- sospirò sorridendo la più grande – per me rimarrà sempre un mistero cosa ci troverai in quel tipo, tu puoi meritarti molto di meglio!- guardando però il viso abbattuto dell’amica, sospirò e le poggiò una mano sulla spalla – se però è proprio questo ciò che vuoi…. Vedrò cosa posso fare per aiutarti-
    -davvero?- saltò su la più piccola, improvvisamente più energica – aaaah, Eliza, ti sarò debitrice a vita! Cosa posso fare per sdebitarmi?-
    -ma no, figurati, non c’è mica…-
    -ma certo! Potrei aiutarti con Beilschmidt!-
    Elizabeth rimase un momento in silenzio, riformulando la frase che aveva appena sentito poi, quando capì dove voleva andare a parare la mora, scattò come una molla
    -m..ma Sesel, non starai parlando di Gilbert, mi auguro!-
    -beh, perché non ti piace? Eppure….-
    -non mi dirai che circolano davvero voci del genere! Non c’è assolutamente niente che mi interessi in quell’esaltato, credimi!-
    Sesel rimase sinceramente sorpresa
    -eppure avrei giurato che…-
    -ma dai, Sesel, cosa mi potrebbe piacere di un narcisista megalomane del genere?-
    -beh…..ecco…. ma dai non può essere tanto male! Lui è….è carino!-
    -carino è il fidanzatino delle medie o il tizio con cui gli amici vogliono farti uscire per forza- le interruppe una voce alle loro spalle – io sono splendido.-
    Elizabeth guardò scocciata l’amica indicando il ragazzo alla loro spalle
    -vedi cosa intendo?-
    -buongiorno Beilschmidt!- saltò su la mora inchinandosi appena. Delle volte Sesel era talmente gentile ed educata da ricordare Kiku. L’albino si avvicinò alle due
    -ciao Sesel, Francis mi ha detto di ringraziarti ancora per prima…- lanciò uno sguardo ad Elizabeth, che lo guardava corrucciata –beh? Tu non ti inchini?-
    Lo sguardo omicida che passò per le iridi verdi della ragazza fece desistere bene il tedesco dall’aggiungere altro
    -cosa vuoi Gil?-
    -sempre gentile, eh? Comunque sono venuto per portarvi questi – e passò alle due ragazze un paio di fogli – Francis mi ha detto che hanno a che vedere con il festival scolastico, una volta compilate dovete portarli a Kirkland, ok?-
    -ahah, cos’è, sei diventato il fattorino del presidente, tutto a un tratto?-
    -spiritosa…. Quell’idiota di Francis mi ha fatto sprecare tutta la pausa pranzo, e ancora non ho finito! Spero almeno che alla mensa sia rimasto qualcosa…. Perché voi due vi ostinate a prepararvi il cibo da sole, se abbiamo la mensa qui a scuola?-
    Sesel arrossì leggermente
    -Elizabeth mi sta dando lezioni di cucina…. E quello ch prepariamo ce lo mangiamo nella pausa pranzo, così saltiamo anche le fine per prendercelo alla mensa, e poi è così bello preparare qualcosa con le proprie mani, non credi?-
    Gilbert si grattò la testa cercando di dare un senso alle parole della mora
    -mha, io proprio non vi capisco… perché sgobbare tanto se puoi averlo già fatto?- poi sembrò illuminarsi –non è che stai prendendo lezioni di cucina perché vuoi fare colpo su qualcuno?- chiese con un ghigno divertito
    -e…ecco…-
    -e perché dovrebbe interessarti?- Eliza si alzò e si accostò a Sesel – cara, è inutile che perdi il tuo tempo a cercare di spiegargli cose come la bellezza di cucinare, è troppo stupido. Dai, andiamo-
    -ehi! Mia ti sembra questo il modo di…- l’ungherese mollò in mano all’albino il suo cestino del pranzo, interrompendolo
    -se non trovi proprio niente qui dentro è rimasto qualcosa…. Spero che ti piaccia la cucina ungherese.-
    Gli rivolse un leggero sorriso e se ne andò, seguita dall’amica, lasciando Gilbert imbambolato in mezzo al cortile con in mano il cestino del pranzo dell’amica.
    Quando fu sicuro che le due se ne fossero andate e che nessuno lo vedesse, lo aprì e si portò alla bocca un boccone
    -mhm… non male- fece sorridendo.


    N.d Ary
    Allora….e finalmente ho introdotto anche Ungheria e Seychelles….per il nome di quest’ultima ho optato per Sesel, visto che facendo un giro per il web questo nome ricorreva diverse volte, sia nei forum che in altre fan fic…ok, i personaggi da introdurre sono praticamente finiti, almeno quelli principali (mmm era anche l’ora mi sa xD) alla fine ho seguito il tuo consiglio fefe, sperando che non sia venuta una schifezza..... xD
    grazie infinitamente a chi legge e commenta, non sapete quanto mi fate felice :(piango):
     
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  10. Feƒeica92*
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    CITAZIONE
    -carino è il fidanzatino delle medie o il tizio con cui gli amici vogliono farti uscire per forza- le interruppe una voce alle loro spalle – io sono splendido.-

    non hai idea di quanto mi ha fatto ridere xD non ha deluso le attese Eliza xDxD bravissima ^^ non mi aspettavo introducessi anche Seychelle.. mi intriga questa cosa *^* grandiosa :D
     
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  11. Chibi_
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    CITAZIONE
    non hai idea di quanto mi ha fatto ridere xD non ha deluso le attese Eliza xDxD bravissima ^^ non mi aspettavo introducessi anche Seychelle.. mi intriga questa cosa *^* grandiosa

    menomale xDD Seychelles non era prevista in realtà ma... bo, alla finesi è scritto da solo questo capitolo xDD
    grazie ancora ^___^
     
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  12. Fé~sama
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    L'ho letta tutta d'un fiato ed è davvero ben costruita (ovviamente c'è qualche errore di battitura e qualcuno di ortografia, ma nulla di grave ^__^)
    Gilbert mi fa semplicemente morire *Gilbertfan mode /on*
    MA COME FA COTANTA MAGNIFICENZA STARE IN UN UNICO INDIVIDUO!?
    Poi, la parte della festa è stata troppo divertente, sopratutto la scena del NO, WOMAN NO CRY! Me la sono immaginata come se fossi lì xD I BELIEVE I CAN FLYYYYY!
    E poi anche Alfred... :(pazzia):
    Basta! Ho deciso! Se Gil fa un altro festino di bentornato a se stesso, io mi autoinvito! :(guruking):
     
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  13. Chibi_
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    feeee grazieeee >____< contenta che ti piaccia ^____^ e scusate x gli errori, vedrò di stare più attenta :(zizi):

    ahah i festini di Gil sono destabilizzanti, la cosa che mi diverte di più è trascinare nel vortice della demenza di Gil e co. persone che alla fine, poverine, non c'entrano assolutamente niente, tipo Lud e Arthur XD
     
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  14. Chibi_
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    Ecco,mi ero accorta di qualche errore grammaticale rileggendolo, e invece di modificarlo per sbaglio cancello il capitolo -____- Me demente
    Vabbuò, lo riposto XD

    07- Sweet and bitter
    (Antonio & Romano)

    -Ohi, la testa…..-
    -Beh, te la sei cercata, no? Idiota.-
    Quando Antonio riaprì gli occhi si ritrovò davanti Romano che lo guardava con la sua perenne espressione scocciata. Era nella sua stanza, come ci era arrivato? Più si sforzava di ragionare e di pensare agli ultimi momenti della sera precedente, più il mal di testa che aveva si faceva più lancinante. Alla fine rinunciò a cercare di ricordarsi qualcosa e rivolse uno sguardo interrogativo all’italiano, che ora gli stava porgendo un bicchiere d’acqua.
    -Smettila di guardarmi così, bastardo! Il mangia patate ieri sera mi ha fatto pena e sono ero preoccupato per mio fratello, quindi sono tornato indietro ad aiutarli-
    -Grazie- fece l’ispanico prendendo il bicchiere –Non mi ricordo gran che di quella sera- nonostante il mal di testa, provò comunque a fare mente locale- dunque…. C’era Francis che si era spogliato, Ludwig che ci ringhiava contro ogni due secondi di smetterla, Gilbert che si è fatto la doccia vestito ed ha allagato il bagno, Alfred che ha passato tutta la sera a cercare di leccarsi il gomito…..-
    -Oh, mio dio…- sussurrò Romano ringraziando il suo buon senso che lo aveva fatto andare via da lì prima di tutto quel caos
    -Arthur che era salito sulla scrivania convinto di cavalcare un unicorno e Feli-chan che piangeva appolpato a Ludwig!- concluse ridendo –E’ proprio adorabile tuo fratello, lo sai?-
    -Ma non mi dire- gli occhi ambrati di Romano a quella frase si fecero improvvisamente freddi, tanto che Antonio smise subito di ridere
    -Tutto bene Romano?-
    -Certo idiota, sto benissimo. Ora alza il culo che devi metterti al lavoro-
    Antonio si tirò su a fatica dal letto, gli doleva dappertutto –Che devo fare?-
    L’italiano spostò lo sguardo su un foglio posato sulla sua scrivania, per poi prenderlo e porgerlo ad Antonio
    -“Dato e considerato il vostro a dir poco deplorevole comportamento dell’altra sera”- iniziò a leggere ad alta voce –“stamattina mi sono personalmente mobilitato per trovare, con vostra grande fortuna, un modo per rimediare alle vostre azioni malsane…..” che cos’è questa roba, Romano?-
    L’italiano non gli rispose, ma rise visibilmente sotto i baffi, esortando così il moro a continuare
    -“pertanto tu, Carriedo, sei stato assegnato a degli utili lavori nelle seguenti classi. Dovrai recarti lì ed aiutarle nei preparativi per il festival scolastico e fare tutto quello che ti chiedono. Ah, visto che le lezioni sono sospese fino alla fine dell’evento, puoi iniziare anche da stamattina.
    Buon divertimento, il presidente del consiglio studentesco Arthur Kirkland”-
    Lo spagnolo sbiancò nel vedere la lista infinita delle classi a cui era stato assegnato e ringhiò fra i denti
    -M..maledetto inglese! abusa del suo potere per punire chiunque gli faccia comodo!-
    -beh, credo che ci sia stata una ragione per questa punizione, no?- ribatté Romano – Gli avete fatto mangiare quella roba contro la sua volontà, se solo avesse voluto avrebbe potuto tranquillamente denunciarvi, poteva essere pericoloso!-
    macché pericoloso! Ma se a me non hanno fatto praticamente nessun effetto!- saltò su impettito l’iberico alzando appena la voce, scatenando così la reazione del più piccolo, che esclamò con voce isterica:
    -Oh, certo! Allora l’idiota identico a te che correva in mutande per il cortile della scuola cantando a squarciagola l’inno spagnolo me lo sarò immaginato, vero?-
    Il silenzio che seguì le parole irritate dell’italiano lasciò ad intendere che, no, Antonio non si ricordava questo piccolo particolare.
    -Ho….ho davvero fatto….-
    -E non hai idea di che fatica abbiamo fatto io e il crucco per riprenderti….Ora senti, io devo andare in classe, prendi queste- disse lanciandogli un piccolo mazzo di chiavi – Quando esci chiudi la porta, le chiavi me le darai dopo, tanto nella lista delle tue classi c’è anche la mia-
    Lo guardò un ultima volta e poi si avviò alla porta, venendo trattenuto però da Antonio che gli afferrò l’orlo della maglia guardandolo con un caldo sorriso
    -Grazie per avermi portato qui, niño-
    Antonio era ben consapevole delle sue qualità, e sapeva perfettamente che il suo sorriso era qualcosa di destabilizzante per tutti e tante volte se ne approfittava. Era proprio con questa sua arma che aveva cercato di far nascere un piccolo sorriso sul bel volto dell’italiano, ma invece ebbe solo il risultato di farlo imbarazzare
    -Ba…bastardo!- urlò leggermente imporporato Romano scostando malamente la mano del più grande e allontanandosi
    -Cosa diavolo vuoi? E smettila di guardarmi così con….con quella espressione da pesce lesso! Non ti sopporto, sei…sei….-
    Beh, non era proprio il risultato sperato, però era comunque un bello spettacolo vedere quel bel viso imbronciato tingersi pian piano di rosso. Un po’ meno essere travolti da una cascata di insulti in un italiano veloce e incomprensibile, e nonostante non riuscisse ad afferrare neanche una parola, Antonio afferrò benissimo il senso del discorso.
    Guardò sconsolato il suo adorato Romano andarsene mentre ancora borbottava arrabbiato e sospirò pesantemente
    -Beh, un bel modo per cominciare la giornata, no?-

    Per la maggior parte della mattinata lo spagnolo non fece altro che andare e venire per le varie classi, portando secchi di vernice, cartelloni, perfino qualche trave, ed ebbe così il tempo per riflettere.
    Con Romano era stato un colpo di fulmine, era bastato un attimo. Nel preciso istante in cui lo vide, appena un paio di settimane fa, successe qualcosa: sentì qualcosa sbloccarsi dentro di lui, come se si fosse appena liberato di un grosso macigno ed ora si sentiva talmente leggero da sembrare che la terra sotto ai suoi piedi fosse sparita. Tutto quello di cui era consapevole in quel momento, mentre i suoi occhi verdi si fondevano in quelli ambrati dell’italiano, era stata l’assoluta certezza che sarebbe stato suo, e suo soltanto.
    -Senpai…- una ragazzina gli si affiancò, guardandolo con occhi languidi –Vuole che l’aiuti?- disse indicando la grossa scatola che teneva fra le mani il ragazzo.
    -Oh, no, non ti preoccupare. Non sembra ma è leggera, c’è solo qualche costume dentro….E poi non mi sognerei mai di far sgobbare una dolce fanciulla al posto mio, ti pare?-
    Ma dalla suddetta fanciulla non arrivò risposta, intenta com’era a bearsi della vista dello spagnolo in religioso silenzio e con gli occhi sognanti, tentando allo stesso tempo di non sciogliersi dalla gioia. Antonio dal canto suo non si curò minimamente dello stato catatonico in cui era caduta la sua ammiratrice e continuò a spostare scatoloni a destra e a sinistra perso nei suoi pensieri. Quando l’ennesima goccia di sudore gli bagnò la pelle abbronzata, Antonio appoggiò lo scatolone a terra e si levò la maglietta, restando con una fine canottiera. Era iniziato l’autunno, ma con tutto quel via vai gli era venuto un caldo insopportabile. In men che non si dica un’altra ragazza gli si parò davanti, completamente rossa in volto
    -Se…senpai, vuole un po’ d’acqua?- domandò con voce smielosa
    -Oh, grazie!- Il moro prese la bottiglietta d’acqua mandandone giù un grosso sorso e lasciando scivolare involontariamente un paio di gocce d’acqua giù per il collo. Si voltò per ringraziare la giovane, ma la trovò in preda a una forte iperventilazione e si appoggiava al banco dietro di lei per non stramazzare al suolo.
    -Senpai!- una mora lo stava fissando incantata, come il resto della popolazione femminile della classe, che si stava velocemente avvicinando. –Vuole un asciugamano? Le presto il mio!-
    -Beh, gra…-
    -Senpai, le ho preparato il suo dolce preferito!-
    -Ma….-
    -Oh, senpai, è così forte!-
    -Veramente sto soltant….-
    -Senpai, lei è proprio perfetto!-
    Fu in quel momento che Romano fece la sua comparsa nella classe. Aveva attraversato mezza scuola alla ricerca dello spagnolo e finalmente aveva raggiunto la classe dove gli avevano detto che lo avrebbe trovato. Ovviamente era venuto per controllare che non battesse la fiacca, non certo per appurare che non si stesse affaticando troppo o per offrirgli il suo aiuto!
    Vagò con lo sguardo per qualche secondo nella classe, e non faticò tanto per trovarlo: a un lato della classe Antonio era stato stretto al muro, circondato da una folla di ragazze adoranti, eppure sembrava perfettamente a suo agio
    -Ahahah, ragazze, le vostre attenzioni mi lusingano! Che fortunato che sono!- esclamò difatti l’iberico.
    A Romano bastò sentire quelle poche parole, unite al sorrisetto compiaciuto che esibiva lo spagnolo, per fargli salire il sangue alla testa. Avanzò a passo di marcia verso di lui, con in mano la bottiglia d’acqua che inizialmente aveva portato per Antonio, e gli versò completamente il contenuto addosso, bagnandogli i riccioli scuri con un’espressione che voleva dire “Placa i bollenti spiriti, idiota”.
    Nella classe calò il silenzio, mentre un Antonio gocciolante guardava stupito l’italiano, che girò i tacchi stizzito e si avviò all’uscita.
    -Vaffanculo- borbottò fra i denti.
    Lo spagnolo restò immobile per qualche secondo, cercando di capire cosa diavolo era appena successo, mentre le sue ammiratrici lo guardavano affrante mentre lo asciugavano con tanto amore.
    -Romano….Aspetta Romano, Romano!- urlò girando la testa di scatto verso la porta in direzione del più piccolo, scuotendo così teatralmente i bei capelli mori che liberarono una miriade di goccioline d’acqua. Le ragazze alle sue spalle, vedendo il bel volto dell’spagnolo circondato da tutte quelle pagliuzze brillanti, collassarono definitivamente.
    Dopo averlo rincorso per tutto il corridoio, finalmente Antonio riuscì a raggiungere l’italiano, bloccandolo per un braccio.
    -Romano, ma che….-
    -Cosa vuoi, bastardo?!- c’era un leggero tono isterico nella sua voce, ma si sforzava di apparire indifferente
    -Romano non capisco….è successo qualcosa? Ti stavo aspettando per….-
    -Ah si, mi stavi aspettando? A quanto pare non ti stavi annoiando, vero?- sbottò inacidito il castano.
    Antonio osservò il ragazzo davanti a lui che sbuffava e borbottava arrabbiato guardandosi le scarpe, giusto per non incrociare i suoi occhi verdi e concluse che…sì, era decisamente adorabile.
    -Uh? Stai parlando di quelle ragazze?- chiese innocentemente, per poi avvicinarglisi e rivolgergli un sorriso sghembo –Sei forse geloso, Romano? Non devi preoccuparti, non sono certo loro che mi interessano….-
    Lo spagnolo guardò soddisfatto il volto del più piccolo, che strabuzzò gli occhi e arrossì fino alle orecchie.
    La seduzione era qualcosa di innato in Antonio, se solo avesse voluto avrebbe potuto far invaghire di lui anche un sasso, e il suo aspetto in quel momento di certo non aiutava Romano: la canottiera metteva in bella mostra le braccia abbronzate e leggermente muscolose e l’acqua l’aveva fatta aderire completamente al corpo, facendo intravedere gli addominali.
    L’italiano ormai boccheggiava come un pesce, incapace anche di rivolgere un minimo insulto al più grande. Quest’ultimo, al contrario, era sereno e perfettamente a suo agio….a dirla tutta anche vagamente divertito, ma cercò di non darlo troppo a vedere
    -Che ne dici Romano, andiamo a mangiare?-
    Gli scappò una risatina vedendo che il castano schizzò via verso la mensa, ansioso di allontanarsi da lui, ma venne prontamente ripreso da Antonio che, fulmineo, gli poggiò una mano sulla spalla e lo fece voltare vero di lui
    -Ho cambiato idea, facciamo un’altra strada, così passiamo in un posto, ok?-


    -Questa è la mia classe-
    Romano si guardò intorno avanzando di qualche passo nell’ampia stanza luminosa
    -Perché diavolo voi dell’ultimo anno avete sempre le classi migliori? La mia è un buco piccolo, buoi e puzzolente, non è affatto giusto!-
    -Ahaha, chico, non è mica colpa mia- gli rispose Antonio sorridendo come al solito –Comunque adesso che hai visto la mia classe saprai dove trovarmi in caso di bisogno….O anche soltanto se hai voglia divedermi!- concluse ridendo.
    L’italiano incrociò le braccia al petto e lo guardò scocciato. Era davvero stufo di que ragazzo: ogni volta che si voltava verso di lui lo trovava a fissarlo con uno sguardo ebete, e se possibile il sorriso di quell’idiota si allargava ancora di più….ma cosa aveva fatto di male per meritarselo??
    -Certo, certo, contaci- borbottò imbronciato – Ok, l’ho vista, possiamo andare adesso? Voglio evitare che mio fratello pranzi di nuovo con wurstel e patate - al solo pensiero di Feliciano che abbandonava il meraviglioso cibo italiano per mangiarsi i piatti del crucco gli venne il sangue alla testa –Quel dannato mangia patate lo sta infettando!-
    Antonio si avvicinò al più piccolo e gli passò un braccio intorno alle spalle dirigendosi verso l’uscita, braccio che fu prontamente rimosso dall’italiano con parole non esattamente educate.
    Stavano per uscire dalla classe, quando gli si parò davanti la figura di Francis, che per poco non li investì.
    -Oh, buenos dìas, Francis – fece Antonio spostandosi per farlo passare
    -Salut, Tonio….. come mai sei tutto bagnato? Vabbè, ho lasciato qui un libro prima, a lezione….- mentre si avvicinava ad uno dei tanti banchi non levò un attimo gli occhi di dosso da Romano –bonjour anche a te, petit Vargas-
    Romano borbottò qualcosa di rimando senza un minimo di trasporto, non gli piaceva Francis. Non c’era una ragione ben precisa, forse era l’accento francese, forse lo strano sorriso che gli rivolgeva ogni volta che lo incontrava, forse i modi frivoli…..Romano non lo sapeva. Ricordò improvvisamente la prima volta che vide una vipera tanti anni fa nella sua Italia. Francis non assomigliava a un rettile, eppure lui continuava ad associarlo a un viscido serpente.
    -Allora, ti piace la nuova scuola?- chiese il biondo ridestandolo dai suoi pensieri –Hai fatto amicizia con qualcuno? Oltre che con il nostro Antonio, s’intende-
    Si avvicinava piano, zigzagando sinuosamente fra i banchi, Romano fece istintivamente un passo indietro –E a te che ti frega?- sbottò sulla difensiva
    -Non sei molto educato, eh? Immagino che Antonio avrà un bel da fare con te, vero? Oh, beh……le buone maniere si imparano col tempo, come tante altre cose s’ intende…..-
    Il più piccolo continuò ad arretrare finché non si ritrovò con le spalle al muro
    -Peccato che non è toccato a me farti da guida….- soffiò con un tono allusivo, adesso era veramente vicino.
    Romano si stava spaventando, avrebbe voluto spostarsi, ma il francese lo sovrastava
    -Ok, adesso basta- intervenne Antonio, a cui non gli era sfuggito il disagio dell’italiano e posando una mano sulla spalla del biondo –Che ne dici Romano se intanto ti avvii senza di me? Aspettami in mensa-
    Non se lo fece ripetere due volte, sgattaiolò velocemente fuori dall’aula lanciando uno sguardo incerto allo spagnolo, lasciando poi Francis e Antonio da soli nella classe deserta
    -Sai, Francis, non so se ti rendi conto che le tue avances sono terrificanti a volte- fece Antonio in tono di rimprovero, che comunque venne ignorato.
    -Ah, come sei fortunato, Tonio…..- sospirò l’amico
    -Cosa intendi esattamente? Parli di Romano?-
    -Certo! Guardalo, è così carino! Spero che tu non l’abbia già adocchiato-
    Lo spagnolo si appoggiò al muro dell’aula continuando ad osservare il francese.
    -Perché se così fosse sarebbe un problema, sai….- disse ravvivandosi i capelli biondi –è da quando è arrivato in questa scuola che lo sto osservando e….beh, è proprio un bel bocconcino, non trovi? Se per te non è niente di che potresti cedermelo?- il suo tono era scherzoso, per il francese Romano sarebbe stato solo un’altra delle sue conquiste….c’era anche la possibilità che stesse scherzando e basta. Eppure era bastata quell’ultima frase per irrigidire lo spagnolo.
    -Mi dispiace, ma credo proprio che non sia possibile, Francis- affermò incrociando le braccia al petto senza abbandonare la sua espressione sorridente
    -Oh, ma dai! Tu puoi permetterti chiunque tu voglia!- saltò su contrariato il biondo –Non ti ho mai chiesto niente del genere, su accontentami!-
    -Beh, di certo neanche a te mancano gli ammiratori, no? Perché proprio Romano?-
    Francis era il compagno di una vita, lo conosceva già da molto tempo prima di incontrare Gilbert ed erano sempre andati d’accordo. Certo, non erano mancate le volte in cui avevano bisticciato o erano addirittura arrivati alle mani, ma si erano sempre trattate di cavolate e alla fin fine non avevano mai litigato sul serio. Che dovessero cominciare proprio adesso, e per una cosa del genere?
    Nonostante entrambi continuassero a sorridere e a mantenere un tono di voce calmo, nella stanza ormai la tensione era palpabile. Il francese mostrò i denti bianchi e sorrise affabile.
    -Beh, perché non ho mai provato un italiano….Sai, si dice che abbiano un’ottima fama come amanti, e poi suo fratello Feliciano è troppo….non so, non mi va. E’ troppo dolce e ingenuo, mi sentirei un mostro! E poi è protetto da quell’armadio biondo-
    Per Francis, che conosceva Antonio da tanto tempo, dovevano essere saltati all’occhio i piccoli segni di tensione che tradivano l’apparente tranquillità dell’amico, ma nonostante questo continuava imperterrito con il suo discorso, facendo innervosire sempre di più lo spagnolo.
    -Francis, credimi, è meglio se te lo levi dalla testa-
    Il biondo si sistemò i capelli e avanzò verso la porta dell’aula, sussurrando all’iberico prima di superarlo:
    -Vuoi che sia una gara, Antonio? A me sta bene, perché se ancora non l’avessi capito non sei l’unico che aspira a quel bel fondoschiena….-
    A quelle parole il moro mosse fulmineo il braccio e lo sbatté al muro, ponendosi tra il francese e l’uscita e bloccando così l’avanzata di quest’ultimo. C’era qualcosa di diverso nei suoi occhi, da caldi e brillanti adesso erano diventati due specchi scuri e l’abituale sorriso era completamente scomparso dal volto abbronzato
    -Francis, te lo ripeto per l’ultima volta- sussurrò con voce roca –lascia in pace Romano, lui è mio- concluse sottolineando l’ultima parola.
    Il biondo arretrò leggermente alzando le mani in segno di resa
    -Ok, ok amico, stavo solo scherzando, non ti agitare- disse sorridendo cercando di sdrammatizzare.
    Aveva visto pochissime volte quel lato di Antonio e sapeva per esperienza che, per il bene della propria incolumità, era meglio non tirare troppo la corda e lasciare perdere subito. Aggirò lo spagnolo e uscì velocemente dall’aula, lanciando di tanto in tanto occhiate allarmate al ragazzo dietro di sé. Si fermò soltanto quando aveva percorso diversi corridoi e si era quindi allontanato abbastanza dalla classe. Nel loro amato trio, Antonio era di sicuro quello con la personalità più sfaccettata dei tre: Gilbert era un ragazzo trasparente, che non pensava mai prima di parlare, senza peli sulla lingua ed appariva esattamente così com’era; Antonio invece…..c’erano delle volte in cui il francese aveva l’impressione di non conoscerlo per niente, o comunque non così tanto come credeva. Non era semplice inquadrare un tipo come lo spagnolo, e lui e Gilbert erano gli unici che potevano vantare, forse, di conoscerlo più a fondo degli altri, eppure…..
    -Dannati spagnoli- borbottò ficcandosi le mani in tasca e iniziando ad avanzare senza una meta precisa, in cerca di un po’ di compagnia.



    N.d Ary:
    Beh, Che dire….mi sono divertita a scrivere della parte con le ammiratrici di Antonio, le ho fatte forse (?) apparire come delle stupide oche ma alla fine ripensandoci ora come posso biasimarle? Anche io avrei fatto la stessa fine dopo aver visto Tonio che ci fa dal vivo un bello swissssssshhh con i capelli tutti fradici… *sbava*
    Ok, tornando seri, ho cercato di far trasparire sia la parte allegra e giocosa di Antonio, sia quella sensuale *COF*sì, perché per me Spagna ispira sesso violento *COOOOOFF* sia quello, mhm, come dire….pericoloso, speri di esserci riuscita. Povero Francis, l'ho paragonato a un viscido serpente xD Non sembra ma in realtà gli voglio un gran bene xD Nient’altro, spero che vi sia piaciuto ^____^


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    (“E’ QUI’, E’ ARRIVATA, E' ARRIVATA DAVVERO! MORIREMO! MORIREMO TUTTI!!)


     
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    08- Di spose,eroi, e storie dell'orrore

    (Ivan)



    Da quando gli era stata affidata la tutela di Feliciano Vargas, Ludwig aveva potuto dire allegramente addio ai suoi giorni di amata tranquillità. Certo, doveva ammettere che da quando lo conosceva nessun giorno era uguale a quello precedente e non esisteva più la monotonia, ma Ludwig non capiva ancora se se era qualcosa da prendere come positivo o negativo. Gli unici momenti in cui poteva starsene in santa pace erano le ore di lezione, le attività in preparazione del festival scolastico e quel sacrosanto momento in cui andava a letto la sera e si risvegliava con calma la mattina dopo. Eppure quella mattina qualcuno, qualcuno a caso, ovviamente, interruppe proprio quel momento di tranquillità
    -LUD, LUD, APRI! TI PREGO, TI PREGO, FAMMI ENTRARE, LUD AIUTOOOO!!-
    Il tedesco ormai aveva perso il numero di volte in cui aveva mandato improperi al proprietario di quella vocetta acuta, ma si alzò lo stesso dal letto e, in uno stato semicomatoso, andò ad aprire la porta. Fece appena in tempo a girare la chiave, che Feliciano schizzò dentro la camera e richiuse la porta alle sue spalle con forza, guardandosi intorno con gli occhioni spaventati.
    -Si può sapere che diavolo succede?- domandò il biondo iniziando a preoccuparsi
    -IO…IO NON LO SO!- Urlò il più piccolo con gli occhi lucidi –Stavo….stavo andando verso la mia classe, quando mi sono girato e l’ho visto! Lo so, voleva picchiarmi, voleva farmi male, non lo so cosa gli ho fatto! Io sono corso via ma lui mi ha seguito, ho paura fai qualcosa, Lud, quello cel’ha con me, è terrificante! Luuuuuuuuuuuuud!!!-
    Il tedesco, manco a dirlo, non capì una parola del fiume di lamentele del moretto, ma aprì la porta della camera per capire cosa lo avesse spaventato tanto e lo aveva portato lì e…beh, non ci mise tanto a capirlo. Davanti a lui c’era un ragazzo altissimo, molto più di lui, con i capelli biondi chiarissimi e con gli occhi di un singolare color ametista; la corporatura robusta era in forte contrapposizione con l’espressione dolce e infantile del viso, e questo contribuiva a dargli un che di…beh, inquietante. Ludwig guardandolo poteva capire perché Feliciano, che ora si era andato a rifugiare sotto le coperte del suo letto, si fosse spaventato tanto
    -Scusa….- disse quello, aveva uno strano accento –Per caso quel ragazzino è qui?-
    -Perché, cosa vuoi da lui?- gli rispose il tedesco improvvisamente protettivo, l’armadio davanti a lui sorrise gentilmente, mentre si sistemò la sciarpa bianca che aveva al collo
    -Beh, perché gli era caduta una matita in corridoio, ho provato a restituirgliela ma non so perché è scappato….-
    E fu così che, in una gelida mattina d’autunno, Ivan Braginski arrivò all’accademia World.

    -E quindi….- Arthur alzò lo sguardo sul ragazzo davanti a lui –Resterai con noi in questa scuola per un po’ di tempo, vero?-
    - da, in Russia c’è un tipo di scuola totalmente differente da questa, ed ero curioso di sapere come sono i vostri metodi qui…Resterò qui per un mese-
    -Oh, bene!- esclamò l’inglese –resti giusto per il nostro festival scolastico, sono sicuro che ti piacerà! Ora il vicepresidente ti illustrerà tutto quello che c’è da sapere, Francis, la smetti di poltrire e ti rendi utile una volta tanto?-
    Il francese, interpellato, tolse i piedi da sopra il tavolo e porse qualche foglio al russo
    -Oui, oui… Ivan, qui ci sono tutti gli orari delle tue lezioni, una pianta della scuola, la chiave della tua stanza e presto ti verrà recapitata l’uniforme scolastica…. Se c’è qualcosa di cui hai bisogno il consiglio studentesco è a tua disposizione-
    -Molto bene, quindi ora posso anche anda..-
    -EHI, ARTHUR! INDOVINA UN PO’?-
    La porta dell’aula si spalancò con un tonfo e un Alfred raggiante fece la sua comparsa fra i presenti, interrompendo il russo che si voltò verso di lui infastidito. Arthur si alzò esasperato e guardò l’americano con rimprovero
    -Quante volte ti devo dire che non mi devi interrompere mentre sono in riunione?! Spero che sia una cosa importante!-
    Il sorriso del’americano, se possibile, si allargò ancora di più
    -Certo che è importante! Hanno cambiato il menù della mensa, ora hanno inserito anche il Big Mac, non è magnifico?-
    Il silenzio calò nell’aula, mentre i presenti guardavano con rassegnazione l’idiota appena arrivato e con immensa pietà l’inglese, che sembrava in preda ad uno strano tic all’occhio.
    -Alfred….- sussurrò a bassissima voce cercando di mantenere la calma – Qui abbiamo da fare, perché non mi aspetti fuori, che ne dici?-
    -Oh, non importa, me ne vado io, tanto avevamo finito, no?-
    Ivan si congedò educatamente dai presenti e si avviò alla porta, fermandosi un momento quando fu davanti all’americano
    -Tu devi essere Jones, vero?- gli chiese sorridendo gentilmente guardandolo dall’alto in basso
    -F. Jones, prego- rispose quello con uno sguardo di fuoco. Per Alfred era inconcepibile dover alzare lo sguardo per rivolgersi a qualcuno, lo faceva sentire meno…..meno importante.
    -spero di non averti interrotto, prima…-
    -No figurati, non stavo dicendo niente di importante-
    -Resterai qui solo per un mese? Peccato, spero che ti troverai bene-
    -Oh, non preoccuparti, sono sicuro che mi divertirò molto qui-
    -Bene-
    -Bene-
    I membri del consiglio li guardarono in silenzio; perfino Roderich , che era rimasto in silenzio per tutto il tempo, alzò la testa dalla pila di documenti che stava esaminando per ascoltare lo strano scambio di battute fra i due. Si percepiva una strana tensione nell’aria.
    -Beh, è stato un piacere conoscerti, ora se vuoi scusarmi….- il russo si congedò, lanciando un ultimo sguardo all’americano, sparendo poi tra la folla di studenti che invadeva il corridoio.
    Alfred lo seguì con lo sguardo per qualche secondo, per poi rivolgersi agli altri con l’abituale sorriso
    -Allora, stavo dicendo…?-


    -….E poi ho salvato la borsa di quella vecchietta da quel criminale… Non è magnifico? Niente può farmi paura!-
    -Ooooooh, davvero?-
    Era una buona mezzoretta che Alfred stava raccontando le sue eroiche gesta a tutti, mentre si mangiava contento il suo Big Mac. Tutti giustamente lo ignoravano nella speranza che smettesse il suo infinito monologo, ma ovviamente feliciano aveva iniziato a dargli corda, e ciò incitava l’americano a continuare
    -Non credo di poter resistere a lungo- borbottò Ludwig mettendosi le mani tra i capelli biondi
    -E un’altra volta ho passato una notte intera dentro un cimitero, ovviamente non ho avuto paura neanche per un attimo…. Un’altra volta ho visto un fantasma, gli ho fatto una tale paura che è scappato a gambe levate!-
    -Oooooooooh, che coraggioso, Alfred!-
    Arthur nascose una risatina, come faceva ad esistere qualcuno che credesse davvero alle cavolate di Alfred?
    -Wow, sono davvero sbalordito, Alfred- disse ironico.
    Se solo avesse voluto avrebbe potuto smontarlo in un secondo. Massì….sarebbe stata una piccola vendetta per quello che era successo alla festa di bentornato di Gilbert.
    Guardò l’americano che rideva impettito come un pavone e sorrise sornione
    -Ehi, ragazzi, stavo pensando…. Che ne dite se stasera passiamo la serata in un modo un po’ diverso dal solito?-
    Francis drizzò le orecchie, improvvisamente attento
    -Che cosa avevi in mente, petit cochon che non sei altro?-
    -Sicuramente niente di quello che pensi tu, pervert! Io avevo in mente una serata all’insegna dell’horror…-
    Alfred deglutì rumorosamente mentre Ivan comparve improvvisamente accanto al tavolo dove sedevano i ragazzi
    -Ossia? Sembra interessante….-
    -Niente di che, pensavo solo ad una specie di maratona di storie dell’orrore, ognuno racconta la sua, che ne dite?-
    Perfino Kiku alzò la testa dal suo bento e si animò improvvisamente, sembrava entusiasta
    -Perfetto, contate su di me per stasera!-
    -Oui, anche io ci sono, tanto non avevo niente di meglio da fare…-
    -Per me va bene, una serata diversa dal solito non può fare male, tu vieni, Feliciano?-
    -Lud, non lo so, non mi piacciono molto queste cose….-
    -Oh, su Feliciano, non fare il guastafeste e chiedilo anche a tuo fratello, Ludwig, tu porta Gilbert, io penso a Carriedo….Tu vieni, vero Alfred?-
    Tutti i presenti si voltarono all’unisono verso l’americano, che iniziava ad avere uno strano colorito pallido.
    -Mah….io avrei da fare….-
    Disse guardando con noncuranza dall’altro lato della mensa. L’inglese lo guardò, si alzò andando a poggiargli una mano sulla spalla e sorrise divertito
    -Su, Alfred, sono sicuro che un eroe come te non vorrà privarci della sua presenza, no?-
    Incastrato. Arthur se la stava spassando un mondo, ma cercava di non darlo troppo a vedere, dopotutto la vendetta era un piatto che andava gustato lentamente, no?
    -Bene, allora ci troviamo tutti stasera nella sala grande, ok?- e detto questo se ne andò senza dare la possibilità a nessuno di replicare.

    Per quella serata Arthur ci mise davvero molto impegno nei preparativi: si era procurato le candele, le torce, era stato a pensare tutto il giorno ad una storia originale da dire. Non voleva fare brutta figura, dopotutto lui era quello più vicino di tutti al mondo dell’occulto, no? Accese tutte le candele e spense le luci per creare l’atmosfera giusta, tanto a quell’ora tutti gli studenti erano nei rispettivi dormitori, dato che dovevano rispettare il coprifuoco. Lui, beh…quello era uno dei tanti vantaggi ad essere presidente del consiglio studentesco, anche se nessuno dei docenti aveva idea che lui avesse una copia delle chiavi della scuola. Si mise comodo sul divano ed aspettò paziente che arrivassero gli altri.
    Il primo ad arrivare fu la nuova entrata della scuola,quello strano e inquietante ragazzo russo, seguito poco dopo da Kiku, Feliciano, Francis e Ludwig; il prossimo fu Antonio, che si trascinava dietro uno svogliatissimo Romano, e ovviamente Gilbert, che si era fatto volontariamente attendere…..anche se alla fine l’ultimo ad arrivare fu Alfred, che si guardava attorno con uno strano sguardo mentre esibiva un forzatissimo sorriso
    -Erano proprio necessarie le candele?- chiese ostentando finta noncuranza
    -Qualche problema, grande eroe?- gli rispose l’inglese sporgendo appena la testa dal divano per incrociare gli occhi azzurri dell’altro –bene, il vento ulula fuori dalla finestra, la notte è buia e spettrale e il tempo promette pioggia…. Non è l’atmosfera perfetta per raccontare storie di spettri?- ovviamente aveva fatto quelle osservazioni giusto per mettere ancora più sulle spine l’americano, e a quanto pare ottenne il risultato sperato, viso che quest’ultimo borbottò qualcosa simile ad un “ Non bastano queste sciocchezze a spaventarmi….” E sprofondò sul divano incrociando le braccia al petto, proprio accanto a lui.
    -Bene, sembra che ci siamo tutti…..che ne dite se iniziassimo a raccontarci le storie?-

    *-Prima che diventasse un hotel, era una residenza privata, tuttavia, per quanto le si contassero, mancava una stanza al terzo piano-
    Tutti i presenti si erano riuniti attorno all’esile figura del giapponese, che teneva in mano una candela, mentre continuava a narrare la sua storia. La fiammella tremolante giocava brutti scherzi, creando ombre innaturali sul viso dell’orientale
    -C’era spazio sufficiente per sei stanze. Il secondo piano, che si estendeva sulla stessa superficie, era suddiviso in sei stanze, eppure al terzo ne risultavano solamente cinque….. Tutti coloro che vi pernottavano facevano gli stessi discorsi: avevano impressione che vi fosse un’altra stanza accanto a quella dove trascorrevano la notte. Erano solo congetture, e i visitatori non se ne preoccuparono molto, ma una notte, oltre il muro divisorio della stanza occupata, quella parete oltre la quale chiunque avrebbe giurato che ci fosse un’altra stanza, si udì uno strano rumore…uno scricchiolio, come il rumore di qualcosa che graffia….-
    Alfred sussultò accanto all’inglese, e così facendo si ritrovò gli sguardi di tutti addosso
    -Ehm….Singhiozzo…..- cercò di giustificarsi. Kiku non gli badò e continuò con la sua storia
    -Colui che lo udì per primo non gli diede molta importanza, ma il mattino seguente parlando con le altre persone venne alla luce che tutti avevano udito lo stesso rumore-
    -Lu….Lud…- A Feliciano non piacevano le storie di paura, lui preferiva di gran lunga quelle allegre e divertenti, da raccontare di giorno, con il sole, e magari con un bel piatto di pasta fumante davanti. Si fece istintivamente più vicino al tedesco per cercare un po’ di coraggio, Kiku alla luce di quella candela era davvero spaventoso!
    -Quel rumore continuò a propagarsi ogni notte, finchè qualcuno non si stancò ed andò a reclamare alla reception. Il direttore sobbalzò esclamando: “Non può essere!”Disse anche che quando aveva acquistato la locanda dal proprietario precedente avesse trovato un corridoio murato, là dove in teoria ci sarebbe dovuta essere un’altra stanza…Visto che le proteste non accennavano a diminuire, il direttore decise di abbattere la parete del corridoio per verificare cosa vi fosse oltre, quindi chiamò dei muratori…-
    Romano lo interruppe, borbottando a bassa voce
    -Sarebbe stato meglio se avessero continuato a fare finta di niente, no? Idioti….-
    -Certo, Lovinito, così addio alla storia di spettri, vero?- gli disse lo spagnolo accostandosi alla poltroncina dove sedeva l’italiano
    -Il giorno seguente vennero i muratori e sfondarono la parete. Come previsto, il corridoio continuava, e c’era una stanza attigua a quella dei clienti del tutto simile alle altre. Tuttavia la porta era priva di maniglia, ed era completamente sigillata da pannelli di legno e anche gli spazi più piccoli erano stati cementati, in modo che non si potesse aprire per nessun motivo….-
    Si sentì qualcuno deglutire e qualcun altro muoversi nervosamente sul divano, mentre il cerchio intorno alla piccola candela si faceva sempre più stretto
    -Spinti dalla curiosità i muratori sfondarono la porta….All’interno videro che tutte le pareti erano completamente ricoperte da dei caratteri vergati di rosso, che riportavano tutti la stessa strana frase: “Papà…..”- senza farsi notare prese una torcia e, in un movimento veloce, se la portò sotto il mento e la accese, urlando – “TIRAMI FUORI DI QUI!”
    I ragazzi sobbalzarono violentemente, qualcuno urlò, qualcuno si portò la mano al petto cercando di regolare il respiro, qualcun altro, pochi in realtà, se ne stava seduto tranquillamente al proprio posto senza sbilanciarsi troppo. Inutile dire che Alfred non era tra questi.
    -Davvero una bella storia, Kiku!- esclamò Ludwig al giapponese –Non mi aspettavo che ci sapessi fare così tanto, sei davvero bravo a raccontare storie dell’orrore-
    Il moro, educato come al solito, chinò piano la testa in segno di ringraziamento e spiegò che queste cose lo avevano sempre interessato, ritornando poi a sedere composto sul divanetto e spegnendo con un soffio la candela che teneva in mano. Arthur battè le mani sorridendo
    -Ottimo, Kiku, complimenti davvero! Bene…chi è il prossimo? Feliciano?-
    Il moretto, interpellato, si agitò sul divanetto e si sfregò le mani fra di loro
    -Io non conosco storie di paura…..-
    -Oh, ma dai, ti sarà capitata qualche esperienza paurosa, no?-
    -B…beh, ora che mi ci fate pensare….. Una volta sono andato il Toscana, e lì mi hanno fatto provare un tipo di pasta buonissimo! Si chiamano “sagnarelli”, sono un tipo di pasta dalla forma rettangolare, con i contorni un po’…ondulati, erano buonissimi! La sera stessa dovevo tornare a casa, quindi ho chiesto un po’di quella strana pasta in un negozietto locale- il suo viso cambiò improvvisamente, in quella che doveva sembrare un’espressione terrificante, ma non ebbe esattamente l’effetto desiderato….. qualcosa del genere era assolutamente incompatibile in un viso dolce come quello di feliciano – Sono tornato a casa all’ora di cena, avevo davvero una gran fame, quindi ne ho approfittato per provare a cucinare quella pasta ma……quando aprìì la valigia che doveva contenerla…..-
    Inaspettatamente tutti prestavano attenzione a quella storiella, forse si stava facendo interessante…..
    -Ho scoperto che l’avevo lasciata là, in Toscana! Non c’era nella valigia…. E chissà quando ricapitavo là!non rivedere più quella prelibatezza… Non vi dico…. il terrore!-
    -………-
    Beh, cosa potevano aspettarsi da uno come Feliciano? Solo Romano annuiva con convinzione, tremando impercettibilmente….Gli aveva davvero fatto paura? Beh, tutti stettero zitti e non espressero pareri per non ferire il piccolo italiano, ma ovviamente l’unico senza un briciolo di tatto doveva dire la sua
    -Ma che razza di stori..-
    -Gilbert!- ma come prevedibile fu interrotto da un occhiataccia molto poco rassicurante di suo fratello Ludwig, che lo fece ben desistere dall’avanzare altri commenti
    -Bene…..- s’intromise l’inglese –se permettete ora racconto la mia, di storia….-
    Arthur fremeva d’eccitazione, si era preparato tutto il giorno una storia che fosse all’altezza della serata per fare bella figura, e finalmente era giunto il suo turno. Spense un paio di candele lì intorno per oscurare di più la stanza e ne mise una sul tavolino in mezzo a tutti, poi si decise a cominciare
    -Era una notte buia e tempestosa…..una notte come questa-
    -Tipico- Lo interruppe Antonio con uno sguardo di sufficienza
    -Dicevo….una notte come questa, e un gentleman londinese stava tornando a casa dal lavoro. Faceva molto freddo quella notte e l’uomo, per quanto si stringesse nel lungo cappotto, non riusciva a far smettere i tremori che lo scuotevano di tanto in tanto. Il grigiore della città sopprimeva ogni altro colore…-
    -Beh è ovvio…..era Londra, no?-
    -Fuck, Francis. Ora vi decidete a stare un po’ zitti? Dunque…All’improvviso una volante della polizia gli passò vicino a tutta velocità. A quanto diceva la gente un ragazzo era stato ucciso in modo atroce poco lontano da lì, ma il colpevole ancora non era stato preso…Appena arrivò a casa la moglie gli offrì subito qualcosa per rigenerarsi, infatti gli andò a prendere subito una bella…-
    -Coca cola.-
    -Vodka-
    -Sangria-
    -Vino-
    -Birra-
    -…..Una bella tazza di tè. Amava infinitamente la donna, era tutto ciò che aveva. Quello era il giorno del loro anniversario, e aveva pensato che i suoi dolci preferiti le avrebbero fatto piacere…. Si alzò dal tavolo ed andò a frugare nella sua valigetta alla ricerca degli scones che aveva comprato…-
    -OMMIODDIO!- Urlò Alfred sobbalzando accanto all’inglese
    -Alfred, ti senti bene?-
    -Ma è terrificante! Altro che amarla, voleva avvelenarla! E’ senz’altro lui l’assassino che cercano!-
    Il più basso lo guardò esasperato, ma si impose di restare calmo….non gli avrebbe rovinato la sua storia!
    -Farò finta di non aver sentito…. Comunque, l’uomo si accorse che i dolci non c’erano più quindi, per non tornare a mani vuote dalla moglie, decise di uscire a comprarli. Dopo aver inventato una scusa s’infilò il cappotto e tornò fuori, infischiandosene della bufera che infuriava intorno a lui….Per tutto il tragitto aveva avuto una strana impressione, come se qualcuno lo stesse seguendo….- Arthur notò compiaciuto che stava iniziando a crearsi una certa atmosfera, dato che tutti gli altri gli si erano pian piano avvicinati ed ora lo ascoltavano incuriositi –Ma poi pensò che fosse solo una sua impressione, quindi con una scrollata di spalle si liberò da quel pensiero e continuò verso il negozio. Gli cadde l’occhio su un giornale che giaceva mezzo accartocciato per terra e gli parve di leggere le parole “Tu mo”. Ora che ci faceva caso sembrava che tutti i frammenti di conversazione che sentiva dalla gente che passava fosse “Tu mo”, e anche tutte le scritte portavano quella strana parola….-
    -ODDIO BASTA!- urlò l’americano afferrando un braccio dell’inglese, impaurito
    -Smettila! Ancora non sono arrivato al punto! Zitto, fammi finire!- ricordandosi che era un raffinato gentleman però, Arthur riprese un po’ di contegno e si impose di mantenere la calma. Chiuse gli occhi, si scrollò la mano dell’americano dal braccio, inspirò ed espirò profondamente e con un sorriso alquanto forzato si decise a continuare
    -Dicevo….arrivò al negozio di scones, la porta era aperta. Appena entrò, nonostante il buio gli saltò all’occhio subito una cosa: su tutte le pareti era riportata a caratteri rossi, come se fosse stato scritto col sangue, la frase “tu mo…”-
    -Mormori?- tentò fiducioso Alfred
    -No-
    -Mostri? Mordi? Molleggi?-
    -NO! MORIRAI, VAI BENE?? MORIRAI! E ORA STAI UN PO’ ZITTO, MALEDIZIONE! Allora, dov’ero rimasto, dannazione? Ah, già. Vide un biscotto appoggiato al grande bancone, sembrava davvero delizioso, se lo portò alla bocca e…-
    -NO, NO BASTA! ODDIO CHE SCHIFO! NO, NON POSSO FARCELAAAA!-
    -LA FAI FINITA, ALFRED??? HAI ROVINATO TUTTA L’ALTMOSFERA! SARAI CONTENTO ADESSO, VERO? VAFFANCULO, SEI UN IDIOTA, ECCO!-
    Arthur si alzò dal divanetto rosso in volto e con gli occhi lucidi per la rabbia. Non poteva crederci, era davvero riuscito a rovinargli la storia! Dopo aver notato però che tutti lo stavano fissando in silenzio, si decise a rilassare i pugni e a mettersi buono buono a sedere, ancora più paonazzo di prima.
    -B..beh, non ho più voglia io, ormai è completamente sciupata la mia storia. Avanti un altro-
    -Se non vi dispiace racconto la mia, adesso. E’ una leggenda che si racconta spesso da me, in Russia, si dice che sia una storia vera….-
    Come in ogni serata di quel tipo che si rispetti aveva cominciato a piovere, e il silenzio in cui era caduto il dormitorio era interrotto solo dal ticchettio delle goccioline di pioggia che si infrangevano sulle finestre. I ragazzi ci scherzavano sull’ovvietà della cosa, ma ognuno di loro ogni tanto aveva dei piccoli brividi. Alcuni di essi, ovviamente Alfred e Feliciano, non si sforzavano nemmeno di nascondere le loro paure, e cacciavano urletti striduli e acuti ad ogni rumore insolito che sentivano. E Ivano ovviamente non li aiutava, sembrava che la sua sola presenza decuplicasse la tetra atmosfera che aleggiava nella stanza.


    -Questa storia inizia con una ragazza che vide realizzato il suo sogno più grande…- iniziò il russo
    -Strano inizio per una storia horror- commentò Antonio sorpreso dando voce ai pensieri di tutti
    -Fin da piccola aveva sempre sognato il giorno in cui avrebbe indossato il vestito bianco,e finalmente quella fantasia si avverò: si sposò con un uomo bellissimo, di buona famiglia, dai modi garbati…. Il classico principe azzurro che tutte le donne desiderano. Il primo anno di matrimonio fu idillico, ma…-
    -Ma?- chiese Gilbert incapace di trattenersi
    -Ma un giorno l’uomo tornò a casa più tardi del solito, e al suo passaggio lasciò nella stanza una scia di profumo dolciastro, femminile….-
    -Uhuhuh..- commento Francis con fare allusivo –E la moglie?-
    -La moglie se ne accorse, ma in buona fede cercò di convincersi di ogni scusa possibile per non credere a quella palese verità, quindi si sforzò di non farci caso e tentò di dimenticare la cosa, ma a poco a poco il marito rincasava sempre più tardi. Una di quelle sere per far tacere i dubbi che le attanagliavano la mente lo chiamò per sapere dove fosse. Compose il numero, accostò la cornetta all’orecchio e si sforzò di sorridere. Il cellulare squillò a vuoto.
    Quando l’uomo tornò a casa non trovò la compagna. La cercò per tutta la casa, ma niente, di lei nessuna traccia. Iniziava a preoccuparsi seriamente, quindi la chiamò al cellulare per sapere dove fosse, compose il numero, e aspettò. Quando finalmente dopo alcuno secondi la chiamata venne accettata, l’uomo si apprestò subito a chiedere alla moglie dove fosse e cosa era successo, ma quando restò in silenzio in attesa di una risposta, dall’altra parte dell’apparecchio gli arrivò solo uno strano silenzio, dopodiché la chiamata si arrestò.
    Passarono tre giorni così, con lui che chiamava la donna e puntualmente ascoltava il nulla dall’altra parte del telefono, quando una sera si accorse di un biglietto sopra il tavolo, era sicuro che il giorno prima non ci fosse niente là sopra. Preso dalla curiosità lo aprì e iniziò a leggerlo…-
    -Alfred, mi stai facendo male…..- chiese disperato Arthur indicando il suo braccio, intrappolato nella mano tremante (ma comunque incredibilmente forte) dell’americano accanto a lui
    -Cosa c’era scritto?- chiese Alfred ignorando le lamentele dell’inglese
    - Erano delle indicazioni- riprese il russo – seguendole, si ritrovò ad una piccola chiesetta, era quella dove i due si erano sposati. Aprì la grossa porta dell’edificio, ed eccola lì, proprio davanti all’altare
    con la testa girata in modo innaturale verso di lui, che lo fissava sorridendo con due occhi infossati, cerchiati di nero, lo guardava così intensamente che l’uomo non riuscì a distogliere lo sguardo nemmeno con tutte le sue forze. Ed ecco che gli sorride, un sorriso ampio, animalesco, che gli gela il sangue e lo immobilizza. Indossava l’abito da sposa, una veste candida e bellissima ora sporca di sangue, quelle mani macchiate che impugnavano per i capelli la testa dell’amante, e continuava a sorridere.
    “Amore!” esclamò infine con la voce più dolce del mondo “ fai tardi il giorno del nostro matrimonio? Non importa, ti perdono, e lo sai perché? Perché io ti amo da morire! Perché resti fermo lì? Non vieni? Abbiamo anche un testimone, vedi?” E dopo quelle parole una risata acuta, innaturale, si alzò dalla piccola chiesa.
    Il prete, che abitava in una casetta adiacente alla chiesa,venne svegliato violentemente da quell’agghiacciante suono, e si affrettò ad andare a controllare chi ci fosse nell’edificio a quell’ora della notte.- La fiammella tra le mani del russo si stava pian piano consumando, per cui la stanza stava diventando sempre più buia – Quando però arrivò non riusciva a credere ai suoi occhi: Una donna in abito da sposa stava immobile davanti all’altare, ai suoi piedi il corpo senza vita di un uomo, teneva qualcosa in mano….
    “Amore!” la donna voltò il capo di scatto verso il nuovo arrivato, sorridendo sempre con quel suo sfigurato sorriso “fai tardi il giorno del nostro matrimonio? Non importa, ti perdono, e lo sai perché? Perché io ti amo da morire! Perché resti fermo lì? Non vieni? I nostri due testimoni aspettano!”
    Il giorno dopo nella chiesa vennero trovati il corpo senza vita del parroco e di un uomo, ma la donna non fu mai trovata. C’è chi diceva che, quando spariva qualcuno nelle vicinanze di quella chiesa, fosse tutta colpa sua, che ormai impazzita dal dolore cerca speranzosa il suo amato per restare con lui per sempre….-
    -Beh, direi che il problema è che lo trova in ogni uomo che incontra, giusto?-
    -Giusto, Francis, ma la storia non è finita…-
    -Ragazzi, vado un attimo in bagno-
    Gilbert si alzò dal divano e si allontanò senza essere minimamente calcolato dagli altri, troppo intenti a pendere dalle labbra di Ivan. Una volta che si fu allontanato abbastanza afferrò il proprio cellulare e digitò il numero della scuola
    -Chissà che facce faranno…- bisbigliò ghignando. All’idea delle espressioni terrorizzate di Francis, Antonio e gli altri si esaltò parecchio, come se il suo scherzo fosse il frutto di una portentosa mente geniale
    -Fatto!- Ora gli restava solo di tornare velocemente indietro a vedere il risultato


    - Ma questi strani omicidi continuarono anche svariati decenni dopo, quando la donna sarebbe dovuta essere morta di vecchiaia… Fu allora che si sparse la voce del suo fantasma..Fu proprio per questo che la chiesa, ormai vista come un luogo maledetto, venne chiusa e successivamente demolita- continuava Ivan con la sua solita aura spettrale a fargli da contorno – Buttarono addirittura del sale sulle macerie al fine di far sparire del tutto quegli strani avvenimenti-
    Alfred a quell’affermazione riuscì a rilassarsi un pochino e allentò la presa ferrea sul braccio di Arthur, smettendo di stritolarlo. Anche Feliciano sembrò rincuorato a quelle parole, ma restò bel ancorato al collo di Ludwig.
    -Il posto restò tranquillo per molto tempo, grazie alla leggenda della maledizione della sposa nessuno osava violare quel luogo…. Ma con gli anni gli uomini, guidati dalla razionalità, se ne infischiarono e ci costruirono sopra un edificio-
    -Che tipo di edificio?- pigolò il più piccolo degli italiani. Il russo ghignò pericolosamente
    -Una scuola- e a quella parola tutti i presenti s’irrigidirono. Antonio cercò in qualche modo di sdrammatizzare, anche se il suo perenne sorriso si stava incrinando
    -D..dai, Ivan….Non spaventare così Romano!-
    -Ma io che c’entro??-
    -Non preoccuparti, Lovi-chan, dopotutto non è mica detto che sia proprio questa scuola..non devi aver paura!-
    L’italiano gli piantò un calcio in uno stinco con tutta la sua energia, ma Antonio continuò a sorridere come se non se ne fosse accorto. Ivan sorrise cordiale e con una scrollata di spalle disse tranquillo
    -Sì, hai ragione, non so quando avvenne quella strage, ma a quest'ora l'assassina sarà un'innocua vecchietta... e dubito fortemente dell'esistenza di un fantasma, ma sicuramente non è questa scuola….-
    Non fece neanche in tempo a finire la frase che il telefono della scuola squillò
    -E’…E’ LEI, E’ ARRIVATA, E’ ARRIVATA DAVVERO! MORIREMO! MORIREMO TUTTI!!- urlò Alfred in preda al terrore strattonando il povero Arthur, anche lui troppo scioccato per poterlo rimproverare di avergli polverizzato il braccio.
    Dopo qualche secondo qualcuno, più precisamente Francis, si decise ad alzarsi e si avvicinò al telefono che continuava imperterrito a squillare
    -Su, ragazzi calma…. Sicuramente avranno sbagliato numero-
    -Idiota, e chi chiamerebbe a quest’ora? E’ mezzanotte passata!- urlò istericamente Romano. Francis lo ignorò cercando di apparire il più calmo possibile ed alzò la cornetta del telefono
    -Pronto?-
    I presenti si zittirono tutti aspettando qualche reazione del francese, che dopo qualche secondo staccò la cornetta dall’orecchio e la guardò perplesso
    -Non risponde nessuno….-
    Tutti iniziarono ad impallidire, ad eccezione di Ivan che sembrava perfettamente a suo agio. Feliciano iniziò a tremare e Ludwig, che se ne accorse, provò a rassicurarlo almeno un po’
    -Su, su….dev’essere uno scherzo. I fantasmi non esistono-
    Si guardò distrattamente attorno e finalmente notò l’assenza di Gilbert
    -Dov’è mio fratello?- tutti si guardarono intorno spaesati
    -Perché, non era qui un attimo fa?- domandò Arthur
    -Quell’idiota….- borbottò il tedesco – Ecco, ora si spiega lo scherzo del telefono, visto? Nessun fantasma-
    Francis si allontanò dal telefono con un’espressione decisamente più rilassata, andando in direzione del corridoio
    -Vado a cercarlo e lo riporto qui-
    Ivan si mise più comodo sul divano ed incrociò le mani fra di loro
    -Beh, questa era la mia storia, spero di non avervi annoiato. Ora….chi è il prossimo?-
    -Gilbert…quindi aspettiamo che Francis ce lo riporti-
    E i ragazzi aspettarono, aspettarono e aspettarono, ma l’albino ancora non si vedeva. Dopo mezz’ora il francese ricomparve, con uno strano sorriso nervoso in volto
    -Ragazzi….- bisbigliò – non riesco a trovarlo-


    N.d Ary
    OMG, questi capitoli stannod iventando sempre più lunghi °__°
    Beh, come avrete capito le storie horror proprio non sono il mio forte.. non riuscirei ad inventarne una che fa paura neanche fra cent’anni. La storia di Kiku non è mia, l’ho presa da xxxHolic le altre fanno cagare, quindi si vede che le ho scritte io sul momento XD Mi dispiace per quella di Russia, che in teoria avrebbe dovuto essere la più paurosa di tute, ma…. *la rilegge* ahahahhahahahahahahha ma che schifezza è uscita??XD
    Ed ecco qui che è arrivato anche Ivan, giusto perché in questa scuola gli individui pazzi/deviati/poco raccomandabili non bastavano .-. Ma…che sarà successo a Gilbert? Ci sarà lo zampino di qualcuno o è davvero un’entità sovrannaturale ad averlo fatto sparire? Riusciranno i nostri eroi a ritrovarlo? Riuscirà Alfred a non farsela addosso? E riuscirà Antonio ad abusare dolcemente di Romano? (Romano: MA CHE CAZZ-) Lo scopriremo nella prossima puntata!

    Che diavolo sto scrivendo? .-.


     
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