Life at World Academy

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  1. Lily~Chan
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    stai scrivendo una cosa fantastica che non vedo l'ora di legger *W* cioè, volgio leggere il prossimo capitolo e scoprire che fine ha fatto il fantastico Gilbert!!!!!!! D: *gilbertfan mode ON* edèassolutamentefantasticissimaquestastoriaèbellissima!!!!! anche a me piacciono le storie ambientate a scuola!!!!!* WW* è questa è bellissimaaa!!!
     
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  2. Chibi_
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    ...beh, da quello che ho capito la storia sembra piacerti :(mki): Nyah, grazie del commento, sei gentilissima>__< Spero ti piaccia anche questo allora :3

    09-Amici che scompaiono





    -Come sarebbe a dire che non lo trovi?
    Un silenzio innaturale calò tra i presenti, che guardarono sbigottiti Francis mentre le loro espressioni diventavano man mano più allarmate
    -Esattamente quello che ho detto, non c’è! Sono andato a cercarlo in bagno e nelle classi vicine, ma quel cretino non si trova!
    -Magari si è perso….- tentò fiducioso Antonio, subito interrotto da un Alfred urlante che gli si appolpò al braccio
    -No che non si è perso, E’ la maledizione! La maledizione della sposa! Ci ucciderà tutti!!!
    Feliciano impaurito si avvicinò al tedesco, che intanto si era alzato e ascoltava preoccupato lo scambio di battute fra i compagni –Fo….Forse è tornato al dormitorio, perché non lo aspettiamo lì?- propose tremante
    -Magari è morto- Esalò candidamente Ivan con la solita tranquillità di sempre
    -Non…Non dire cavolate! Dobbiamo andare a cercarlo, la responsabilità è mia!
    -Cest vrais, Arthùr , anche se fosse successo qualche fenomeno inspiegabile non possiamo lasciarlo solo!
    -Ma che vi frega? Cazzi suoi, no? Andiamocene via!
    -Lovinito… non dire queste cose…. E non fare il fifone!
    -Stai zitto brutto bast..-
    Fu Ludwig come al solito a prendere le redini di quella situazione caotica. Si alzò dal divanetto e si mise in mezzo alla stanza, in modo da essere visto da tutti
    -Ok, adesso basta, statemi a sentire. E’ ovvio che non possiamo far finta di niente, fantasma o no dobbiamo andare a cercarlo…. E smettila di borbottare Romano, guarda che ti sento, patata senza cervello vallo a dire a qualcun altro, dicevo…. La scuola è grande, quindi ci divideremo in gruppi
    -A me sta bene- affermò Arthur – come facciamo a decidere i gruppi?
    -Prendiamo come metodo di suddivisione le misure di ognuno….- propose Francis sogghignando
    -……Credo sia meglio fare ad estrazione- Non fu decisamente una buona idea….

    -COL CAZZO CHE IO ME NE VADO CON LUI!
    -Ma Romano, mon amì, sei crudele! Non ti mangio mica
    -Oh Lovino, il destino ci ha separati, affibbiandomi questo acido sopracciglione…..
    -Fuck you, pensi che io sia contento di stare con te?
    Ovviamente le coppie erano state estratte completamente a caso, dando vita ad accoppiate non esattamente ben volute: ad Antonio era toccato Arthur, Alfred era dovuto andar con Kiku e Ivan, e a romano era capitato Francis. A Ludwig effettivamente non era andata male e non pensava che ci sarebbero stati problemi, eppure il suo compagno, Feliciano, si ostinava a fissare senza smettere il più grande degli italiani. Quest’ultimo nel frattempo,, stava continuando a lamentarsi rumorosamente
    -Ho detto NO! Non so se sia peggio il fantasma o stare in compagnia di un vinofilo ninfomane!
    -Pazienza, le coppie sono state decise a caso!
    -Non m’importa un accidente! O vado con Feliciano o me ne torno in camera mia e poi cazzi vostri! L’italiano sembrava irremovibile nella sua decisione: stringeva i pugni e batteva i piedi per terra come un bambino cocciuto
    -Non possiamo semplicemente cambiargli persona?- propose Antonio –poteri fare a cambio io….- in realtà neanche lui faceva i salti di gioia a sapere quei due insieme, soprattutto dopo la sua piccola discussione col francese dell’altro giorno
    -Sentite, fate come vi pare, cambiategli persona e decidevi a darvi una mossa- sbottò Ludwig che voleva solo ritrovare suo fratello per poi andarsene a dormire in santa pace –Feliciano, vieni?
    -No.
    Era stato detto con la dolcezza di sempre, eppure l’italiano aveva usato un tono così deciso che spinse Ludwig a voltarsi
    -Preferirei andare anch’io con lui….- tentò di giustificarsi
    Il tedesco rimase sorpreso. Feliciano non aveva mai preso posizione, preferiva che fossero gli altri a prendere tutte le decisioni. Lui preferiva farsi trascinare da scelte che non erano sue, gli andava bene così. Eppure adesso, alla prospettiva di essere separato dal fratello si faceva avanti e diceva la sua, e in un tono che non ammetteva repliche, tra l’altro!
    -Oh, va bene, fai venire tuo fratello con noi, basta che ci muoviamo! Arthur, tu e Antonio cercate Gilbert nella mensa e nelle cucine; Francis, tu controlla il cortile e torna al dormitorio, magari è tornato lì. Alfred Kiku e Ivan, voi tre andate a controllale le aule al piano terra. Noi ci occuperemo delle classi su questo piano e sul terrazzo. Tutto chiaro? Su, forza!

    -Quindi…. Vieni dalla Russia
    -Già. E tu sei americano
    -Esatto….
    -Capisco…..
    Kiku sospirò rassegnato: stare in compagnia di quei due insieme era un impresa, pareva di stare tra due vulcani in punto di eruzione. I comportamenti fintamente cordiali dei due, poi, gli davano l’impressione che stessero per saltarsi addosso da un momento all’altro: Ivan continuava imperterrito a mantenere il suo solito ed inquietante sorriso angelico e a guardare l’americano dall’alto dei suoi 1.90 m; Alfred, per contro, era teso come una corda di violino e il suo tiratissimo sorriso comunicava tutto tranne pensieri amichevoli. Lungo la schiena del giapponese passò un brivido freddo. Com’era possibile che si sopportassero a malapena quando avevano parlato poco e niente? Che razza di antipatia era la loro? Istintivamente pensò ad un cane e ad un gatto e sospirò.
    -Guardate che bella luna piena….- disse improvvisamente il biondo avvicinandosi alla finestra –L’altra sera ho visto un film su quel satellite, era ambientato nel lontano 1969…..-
    Ivan sussultò impercettibilmente e il giapponese si schiaffò una mano sulla fronte. Aveva come l’impressione che Alfred cercasse di compensare la mancanza di altezza, importanza o di qualsiasi altra cosa fosse, mettendo in risalto il suo paese di fronte a quello dell’altro –Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità…..- recitò infatti solenne.
    La risposta del russo non si fece tanto attendere però
    -Eh già, bei tempi quelli…..Ricordo ancora di quando mi raccontavano di Yuri Gagarin, ilprimo al mondo ad andare in orbita sullo spazio. Grand’uomo quello, non credi?
    Kiku a quel punto cercò di cambiare argomento, giusto per allentare un minimo la tensione che si stava andando a creare
    -Voi che ne pensate di questa storia del fantasma?- tentò infatti. Inutilmente, visto che i due avanti a lui continuavano a fissarsi in cagnesco, ovviamente non abbandonando mai quei gelidi sorrisi
    -Sai, si dice che la Russia, nonostante le dimensioni, sia stato fino a poco tempo fa uno dei paesi più arretrati del mondo….- continuava infatti Alfred. L’aveva detto con un tono piatto e disinteressato, come se avesse appena detto che doveva andare a fare la spesa, mentre aveva praticamente dato dello stupido paleolitico a quel gigante accanto a lui
    -Beh, forse, ma sembra che abbiamo recuperato in fretta, no? E poi non è un fattore estremamente decisivo, non credi? Pensa all’ America, che dopo la guerra del Vietnam sen’è dovuta andare a casa con la coda fra le gambe, nonostante combattesse contro una nazione molto svantaggiata rispetto a lei, o sbaglio?
    -Ehm, ragazzi…..- Kiku si voltò di scatto, gli sembrava di aver sentito un rumore, come un fruscio…. – Credo che ci sia qualcuno qui
    E finalmente i due si fermarono e si voltarono verso il giapponese, non tanto perché gli interessava quello che lui aveva appena detto, ma giusto perché sembrava avessero trovato un altro pretesto per litigare.
    -Non preoccuparti, Alfred, se starai vicino a me non correrai alcun pericolo!- esultò infatti Alfred, sembrava che pur di fare concorrenza al russo avesse completamente dimenticato le sue paure
    -Farti proteggere da questo qui?- chiese Ivan ostentando un altro sorrisetto –beh, perché no, certo. Apporposito… sai che l’esercito russo è uno dei più potenti al mondo?
    -Proteggerò io Kiku!
    -Perché, ne saresti capace?
    Il più piccolo li guardava preoccupato
    -Guardate, che non è che dovete per forz….-
    -Non preoccuparti, ti proteggerò io!- esclamarono in coro i due davanti a lui. Il moro sospirò esasperato
    -E con cosa? Con il vostro infinito arsenale di frecciatine velenose?- borbottò senza farsi sentire dai due. Ancora quel fruscio, e poi una ventata d’aria gelida lo fece rabbrividire, portandolo a voltarsi
    -Io proprio non capisco. Senza offesa, ma cosa c’è di bello in Russia? E’ fredda, inospitale e la gente è strana. Ovviamente non mi riferisco a te- Continuava intanto Alfred
    -Mi faccio tutti i giorni la stesa domanda sull’America…. È popolata solo da stupidi megalomani esaltati grassi e con il quoziente intellettivo di un mollusco. Ovviamente non mi riferisco a te…..-
    -L’America è un paese strapieno di meraviglie!
    -Non può reggere il paragone con la Russia
    -Oh, ma per favore! Diglielo anche ti, Kiku! Kiku?-ma inspiegabilmente dietro di loro il giapponese non c’era più

    -Ah, ma guarda tu con chi dovevo capitare
    -Oh, certo, perché io non aspettavo altro che sprecare tutta la sera con te!
    Dall’altra parte della scuola Arthur e Antonio percorrevano la grossa stanza della mensa scolastica guardandosi continuamente intorno, alla ricerca di qualche traccia dell’albino. Nessuno aveva mai capito perché non andassero d’accordo quei due. Kiku una volta aveva pensato che probabilmente ognuno di loro invidiava qualcosa dell’altro, ma quando ne aveva parlato con Feliciano e Ludwig non era stato preso sul serio e gli dissero che pensava troppo.
    -Ehi, Gil, ci sei?- chiese alla stanza vuota inutilmente Antonio –Arthur scusa… Non possiamo accendere le luci? Non si vede un accidente!
    L’inglese passò distrattamente un dito lungo uno dei tanti tavoli guardandosi intorno,anche lui alla ricerca della chioma chiara del tedesco.
    -Certo che no. Se qualche professore ci scoprisse? Noi non dovremmo essere qui. E smettila di sbuffare, a cosa stai pensando?
    -A come sarebbe stato se al tu posto ci fosse stato il mio adorato Lovinito!- il moro incrociò le mani fra loro e se le portò al petto, alzando gli occhi con un’espressione sognante –Sarebbe stato fantastico! Lui che spaventato dal buio trema di paura e io che lo prendo e lo stringo fra le mie braccia….- gesticolava come se avesse avuto un ipotetico Romano davanti e lo stesse spupazzando –E poi, protetti dall’oscurità, unisco le mie labbra alle sue e lo faccio stendere su uno di questi tavoli, a quel punto prendo a sbottonargli la divisa, un bottone alla volta, e poi…..
    -Carriedo, sei disgustoso.- tagliò corto Arthur interrompendo lo spagnolo, ormai partito per un sogno ad occhi aperti vietato ai minorenni –Immaginare di compiere atti osceni in questa scuola, come se fosse anche lontanamente possibile, poi!
    -Eh? E perché, scusa?
    -Perché da quando ci sono io nel consiglio studentesco a sorvegliare la situazione la scuola è più casta di un convento di suore!- disse impettito, fiero del suo operato –Beh, perché mi guardi così?
    Antonio lo guardava a bocca aperta
    -Non dirmi che lo credi davvero…
    -Beh, certo che sì- disse perplesso l’inglese. Gli servirono un paio di secondi per capire dove volesse andare a parare lo spagnolo –N..Non dirmi che tu…?
    Il silenzio della stanza fu interrotto dalla grossa, enorme risata di Antonio, si teneva con le mani la pancia e aveva quasi le lacrime agli occhi –Arthur, non dirmi che stai dicendo sul serio! Cosa credi che facevamo io e la mia ex in biblioteca, studiare? E dove pensi che sia Francis a tutte le ore del giorno, quando non è né con te né con me o Gilbert? E’ ovvio che in questa scuola ogni tanto si fa del sano ed abbondante sesso!
    Dire che Arthur in quel momento era più rosso di un semaforo sarebbe stato riduttivo. Aveva la bocca spalancata e fissava incredulo lo spagnolo con gli occhi spalancati –Tu…Tu smettila subito di dire queste cose!- urlò dopo un po’
    -Oh, ma dai Arthur, non dirmi che parlare di queste cose ti imbarazza! Sapevo che in queste cose non hai esperienza, ma scandalizzarsi solo perché ho detto “sesso”, S-E-S-S-O!
    -No che non mi scandalizzo, ma smettila di essere così volgare! E poi chi ti ha detto che non ho esperienza? Scommetto che è solo una voce messa in giro da quel mangia rane per prendermi in giro!- la sua voce stava passando ad un tono sempre più isterico. Antonio lo guardò esibendo un sorrisetto
    -Preferivi la parola “copulare”? E poi non c’entrano niente le voci che circolano, basta vedere il modo in cui reagisci…Sei proprio frigido, eh?
    -Non è affatto vero! Sei tu che sei un pervertito!
    -Ma sentitela, la verginella isterica….
    -IO NON SONO ISTERICO!
    Dopo un momento di silenzio che ad Arthur parve infinito, Antonio mosse qualche passo verso di lui e lo guardò esultante
    -Allora è vero che sei vergine…
    Arthur da rosso divenne viola, poi blu, poi giallo, infine diventò pallido come un cencio
    -Non….NON E’ VERO! Non sono vergine! Io….Io ho avuto un sacco di ragazze, ecco!
    -certo Arthur, non lo metto in dubbio
    -Ma è vero!
    -Tranquillo, le mie labbra sono sigillate come una tomba- e mimò di cucirsi la bocca. Arthur lo fulminò con lo sguardo
    Improvvisamente alle loro orecchie arrivò un rumore, come qualcosa che sbatteva… I due si lanciarono uno sguardo, come per accertarsi che l’avessero sentito entrambi
    -Viene dalle cucine- sussurrò il più basso avanzando qualche passo
    Come previsto le cucine erano vuote, eppure di tanto in tanto quello strano rumore tornava. Attraversarono la stanza lanciando occhiate alle varie pentole, coltelli e padelle appoggiate sui mobili, avvicinandosi sempre di più alla fonte di quel suono, finché non si ritrovarono di fronte alla porta del magazzino
    -Qui?- chiese sottovoce Antonio
    Ad un cenno affermativo dell’inglese il moro girò la maniglia e aprì la porta. Un tuono illuminò la stanza
    -Gilbert?- esclamarono in coro
    Il tedesco era a terra, bocca e corpo completamente avvolti da nastro da pacchi, si agitava nel tentativo di liberarsi e li guardava spaventato
    -Per la regina….Gilbert, chi ti ha conciato così?
    Ma quando si accorsero che l’albino non guardava loro, ma un preciso punto alle loro spalle, era troppo tardi.

    -Vi decidete ad darvi una mossa?
    -Lu…Luuuud, dove sei?!
    -Davanti a te…
    -Stupido crucco, non ti allontanare!
    Ludwig si fermò ad aspettare i due italiani dietro di lui: tremavano come foglie, avevano gli occhi lucidi e facevano un passo ogni dieci minuti, convinti di aver visto il fantomatico fantasma della sposa ad ogni angolo che svoltavano.
    -Ragazzi, di questo passo non arriveremo nemmeno alla fine del corridoio- cercò di farli ragionare, riuscendo a farli muovere di tre passi.
    -Su, forza, i fantasmi.Non.Esistono.
    -E allora l’urlo di Arthur che abbiamo sentito prima??- gracchiò Romano con voce acuta
    -E’ successo più di mezz’ora fa, dannazione! Avrà visto un topo, che ne so!
    -O forse era la sposa che sel’è preso!
    Passandosi esasperato una mano fra i capelli biondi tornò indietro
    -Su che voglio andarmene a dormire! Pensate che prima finiamo prima ce ne andiamo…Non vorrete passare tutta la notte a scuola, no?
    Feliciano e Romano si lanciarono un’occhiata veloce, quell’opzione non li allettava molto
    -E se finiamo di controllare le aule di questo corridoio ce ne andiamo, va bene?- propose tremante Feliciano. Il biondo lo guardò: in quale condizioni non gli sarebbe certo stato di aiuto, e figurarsi se Romano restava a cercare Gilbert, tanto valeva farlo contento
    -Va bene, arrivati alla fine potete andare al dormitorio, io resterò ancora a cercarlo
    Feliciano si avvicinò alla finestra ancora piagnucolante, quando guardando fuori si accorse di un altro insormontabile ostacolo
    -Perché il dormitorio è così lontano?
    -E’ la stesa distanza di tutti i giorni, Feliciano- gli rispose spazientito il tedesco
    -Il cortile è troppo buoi, quindi ci accompagnerai –sancì Romano non ammettendo repliche
    Quella sottospecie di promessa sembrava aver smosso i due italiani, infatti ora giravano spediti per le classi ansiosi di finirla. Ludwig si compiacque, quando volevano quei due sapevano essere efficienti, anche se Feliciano perdeva un po’ troppo tempo a guardare fuori dalle finestre
    -Va bene, abbiamo finito, qua non c’è. Su, che vi accompa…
    -VVVVVVEEEEEH!- Feliciano improvvisamente urlò spaventato. Si allontanò di scatto dalla finestra e percorse il corridoio in 0.03 secondi, fino a spiccare un salto e finire addosso al tedesco- L’HO VISTA, L’HO VISTA! LUD, NON VOGLIO ESSERE DECAPITATOOOO!
    Vedendo che il suo fratellino si era appolpato addosso a Ludwig, anche Romano iniziò a sbraitare, anche se per motivi un po’ diversi
    -Feliciano! Staccati subito da quel coso, cazzo è disgustoso, Felicianooo!
    Prese la divisa del fratello e iniziò a strattonarlo nella sua direzione, cercando di staccarlo dal biondo. Inutilmente, visto che il più piccolo si era ancorato bene al collo del tedesco
    -LA SPOSA, LA SPOSA, L’HO VISTA, ERA IN CORTILE!
    -Feliciano, in cortile c’è solo Fran…
    -SMETTILA DI SPAVENTARMI! E STACCATI MALEDIZIONE! E TU CRUCCO TIENI LE MANI APPOSTO, GUARDA CHE TI VEDO!
    In realtà Ludwig non stava facendo assolutamente niente. Era immobile e guardava con sguardo spento e rassegnato il soffitto –Ormai ho perso sia la forza sia la voglia di infierire- sussurrò esasperato al nulla mentre Feliciano continuava a piangere e Romano lo strattonava. Un tuono illuminò il corridoio, fu il colpo di grazia: nei due italiani scoppiò ormai una crisi isterica, con Feliciano che si spalmò ancora di più al corpo del tedesco e Romano che, impaurito anche lui, si strinse al fratello, spingendo una mano sulla faccia di Ludwig, nel tentativo ancora di allontanarlo. E restarono così per svariati minuti, in quella strana e patetica posa.
    -Perché a me…?



    -Aux armes, citoyens… Formez vos bataillons..
    Francis intanto continuava la sua ispezione del cortile. Ovviamente l’ingrato compito di stare sotto la pioggia era toccato a lui, e non aveva neanche un po’ di compagnia. Poco male,avrebbe fatto un giro veloce e poi se ne sarebbe andato al calduccio nella sua stanza, magari facendo prima una capatina al dormitorio femminile…
    -Marchons! Marchons! Qu'un sang impur Abreuve nos sillons… - continuava a canticchiare a bassa voce cercando di far passare più velocemente il tempo. Ad un tratto un’ altra voce, più sottile e melodica, si unì alla sua
    -Un giorno ci ritroveremo, io e il mio amore, e niente più ci separerà...
    Era la voce di una donna, il francese si guardò velocemente intorno alla ricerca della fonte di quella voce, riuscì appena a vedere l’orlo di una gonna che sparì dietro ad un angolo. Si leccò i baffi e corse in quella direzione, forse la serata non era stata una completa perdita di tempo
    -Madame,oùest-ce?Non sia timida! Si bagnerà sotto la pioggia !- ma ogni volta che gli sembrava riuscire ad avvicinarsi a quella sagoma confusa sotto la pioggia, quella spariva e riappariva poco più avanti, quella pioggia fitta lo stava confondendo.
    -Su, vieni qui, una bella ragazza come te tutta sola a quest’ora di notte, dimmi…sei nuova?- riuscì finalmente ad afferrarla per un braccio, era gelida, ma quando si girò il sorriso sulle sue labbra sparì in un attimo

    -DOV’è FINITO, DOV’E’ FINITO??
    -Smettila di urlare, sarà qui intorno!
    -KIKUUUU KIKU DOVE SEI??? RESISTI, TI VERRO’ A SALVARE!
    Non appena Alfred e Ivan si erano voltati e avevano notato che il giapponese non li stava più seguendo, nell’americano ritornò prepotentemente quell’ondata di panico che era saltata fuori durante i racconti di quella sera, ed era completamente impazzito: correva per i corridoi urlando il nome del giapponese, affacciandosi ad ogni aula che trovavano, mentre Ivan gli correva dietro tentando di stargli al passo, il sorriso di prima magicamente sparito dal suo volto per fare spazio ad un’espressione decisamente più angosciata
    -SEL’E’ PRESO LA SPOSA, E’ SICURAMENTE COSI’!LO TROVEREMO IN QUALCHE SGABUZZINO DEGLI INSERVIENTI SENZA TESTA!!
    -MA che diavolo stai dicendo? Dev’essere qui da qualche parte….
    Alfred improvvisamente inchiodò i piedi a terra fermandosi di colpo, colpito da un’improvvisa illuminazione
    -Forse… Forse ha raggiunto Arthur!- prese il cellulare dalla tasca e compose velocemente il numero dell’inglese, portandoselo all’orecchio e attendendo impaziente
    -Non risponde, non risponde, non risponde, PERCHE’ NON RISPONDE??!?
    Ivan a guardarlo fu tentato di prendere la testa dell’americano e scaraventarla contro un muro per farlo stare zitto, ma probabilmente non era una buona idea. Abbassò la mano controvoglia
    -E se ha preso anche lui? Ivan… Tu non mi lasceresti morire, vero?
    -Eh? Beh….Suppongo di no
    -SUPPONI??
    Qualcosa nell’espressione del russo, qualcosa che sembrava molto prossimo ad un istinto omicida, riuscì a zittire Alfred, che abbassò immediatamente la voce e si calmò
    -E’….E’ meglio se continuiamo a cercare- balbettò infatti
    Fuori intanto non accennava a smettere di piovere, sembrava uno di quegli enormi ed improvvisi temporali estivi che pare vogliano portarsi via tutto con la forza di un tornado, tanto sono forti. E Alfred ce la stava davvero mettendo tutta per rimanere impassibile, aveva raccolto tutto il suo eroismo per darsi un contegno davanti a quel maledetto russo. Sbuffò. Se ci fosse stato Arthur…. Lui avrebbe trovato sicuramente il modo per calmarlo, dopotutto era successo tante volte che lo avesse rassicurato, magari dopo un bel film horror. E invece questo qui se ne stava zitto e sorridente accanto a lui ostentando tranquillità da tutti i pori, quasi come se si divertisse a vederlo in quelle condizioni
    -Ma dimmi….- chiese l’americano misurando la voce –La storia della sposa… era un racconto creato giusto per l’occasione, no?
    -Certo che no, è successo davvero.- gli rispose Ivan nascondendo un sorrisetto. Sì, si stava divertendo da morire –Ah, come hai detto che si chiamava quello strano tipo con gli occhi rossi che stiamo cercando?
    -Eh? Parli di Gilbert? Perché?
    -Gilbert…. No, così, tanto per dire
    Controllarono ancora un po’ di corridoi, poi Ivan si fermò
    -Vado un attimo in bagno…- disse avviandosi verso il bagno maschile. Notando che l’americano lo stava seguendo si voltò verso di lui infastidito –Posso andare anche da solo, grazie
    -Eh? Ah…certo! Hahahaha, che sciocco!- ignorò volutamente il tono isterico della sua voce e gli chiuse la porta sul naso. Fastidioso. Alfred F.Jones era la cosa più fastidiosa che gli fosse mai capitata, com’era possibile che nessuno l’avesse ancora fatto sparire? Ma ecco che, uscito dal bagno, sembrò che il suo desiderio si fosse avverato
    -Alfred?- chiese al corridoio vuoto, gli rispose soltanto l’eco della sua voce.
    -Alfred, guarda che ti lascio qui….- una risata. Una sola, piccola risata bastò per scatenare il panico nel russo,che si fiondò senza esitazioni verso la fine del corridoio. Non era possibile
    Come previsto appena iniziato a correre anche lei iniziò, partendo all’inseguimento.
    Svoltò un angolo, e poi un altro, poi un altro ancora. Dove poteva rifugiarsi? Ancora non conosceva bene la scuola…Lanciò un’occhiata dietro di sé con il terrore negli occhi e poi la vide: con i suoi capelli biondi, i suoi occhi di ghiaccio e il suo sorriso inquietante. Aumentò il passo mosso da quello che si potrebbe chiamare istinto di sopravvivenza, mentre la pelle pallida e gelata si stava arricchendo già di piccole goccioline di sudore, paura.
    -Fratelloneeee- cinguettava la voce dal fondo del corridoio buio. A Ivan si drizzarono i capelli dalla paura –Fratellone, sono io! Perché non ti fermi?
    La sala dei docenti… L’aula del consiglio studentesco, la mensa, il terrazzo… dove poteva andare a nascondersi?
    Anche la ragazza dietro di lui accellerò, e in poco tempo iniziò ad accorciare la distanza che li separava
    -Non scappare, non mi riconosci?
    Cosa ci faceva Natalia LI’? Si fiondò nella prima stanza che trovò e si chiuse a chiave dentro. Magari se ne sarebbe andata, magari avrebbe capito che…
    -Fratellone, mi sei mancato così tanto! Perché hai chiuso a chiave?
    Iniziò perfino a tremare. Non riusciva a credere che l’aveva seguito anche lì! Lo stridio delle unghie sulla porta lo fece sobbalzare
    -Apri, Apri! Perché non apri? Forse si è rotta…vuol dire che la aprirò io….
    _Che è successo agli altri??
    -Loro avrebbero rovinato tutto. Sono sicura che capisci anche tu, quegli stupidi cafoni avrebbero rovinato il momento magico in cui ci saremo ritrovati dopo così tanto tempo, non ho ragione?Ma non preoccuparti, da quel che ho visto erano tuoi amici, e sono stata attenta a non fargli troppo male
    “E’ pazza, è pazza!” Pensò
    Preso dal panico, afferrò il proprio cellulare ed iniziò a chiamare tutti i numeri che aveva memorizzato, ma come era successo ad Alfred prima di lui, tutti i numeri squillavano a vuoto: né Alfred, né Arthur, né Kiku, né Ludwig o i due italiani dava segni di vita
    -Fratellone, resisti, l’ho quasi rotta!
    Messo così alle strette, si decise a fare il numero del dormitorio, la sua ultima speranza. Non gliene fregava niente: nota, richiamo, punizione, sospensione, espulsione…. Avrebbe preferito tutto pur di uscire da quella situazione! A poco a poco si vide in lontananza il dormitorio che accendeva le luci, svegliato dagli squilli del russo
    -Ti prego ti prego ti prego fa che arrivino presto- pregava Ivan completamente preso dal panico Dopo un po’ il rumore della ragazza oltre la porta cessò improvvisamente, anche se il russo non ebbe il coraggio di andar a verificare se se ne fosse effettivamente andata.
    Mezz’ora dopo lo trovarono così: in un angolo della stanza che tremava come una foglia mentre balbettava frasi sconnesse e senza senso. Gli alunni e i professori si diedero da fare e cercarono anche il resto degli “scomparsi”, trovando Gilbert, Antonio e Arthur chiusi nel magazzino della mensa, il tedesco ancora legato come un salame e gli altri due a terra storditi con due bei bernoccoli in bella vista, Ludwig che in una classe tentava inutilmente di far uscire i due italiani da sotto una cattedra e di calmarli, mentre Alfred lo trovarono svenuto, chiuso in uno dei bagni femminili, Kiku era stranamente nel suo letto che dormiva tranquillamente. Francis lo trovarono solo il mattino dopo, nel cortile mezzo morto di freddo.

    -Il primo….che si azzarda… a proporre una serata all’insegna dell’horror…. Giuro che gli cavo gli occhi- minacciò Gilbert seguito dall’assenso generale di tutti. Se ne stavano seduti fuori dalla stanza del preside,gli occhi cerchiati da profonde occhiaie ed uno sguardo vacuo e spento, aspettando il ritorno di Arthur,che in quel momento stava cercando di trovare una soluzione che non li avrebbe sospesi tutti. Nessuno aveva la forza di parlare, ancora scossi com’erano dagli avvenimenti della serata
    -Io non capisco- disse infine Kiku tranquillamente –A e ha solo preso da parte una ragazza molto graziosa, anche se ammetto che era un po’ strana, dicendomi che avevate trovato quello che cercavamo e chiedendomi gentilmente di andarmene a dormire…
    -Beh, a quanto pare non abbiamo avuto tutti lo stesso trattamento, non credi??- urlò Antonio all’improvviso
    Furono interrotti dal rumore della porta che apriva. Tutti trepidanti si voltarono verso la figura di Arthur che, con una pessima cera anche lui, si limitò a fare il cenno della vittoria con espressione smorta e ad avviarsi verso le classi. –Oh, Ivan. Vai dentro, ti vuole il preside- disse prima di andarsene.
    Svogliatamente il russo entrò nell’ufficio, arrivando a capire cosa il preside volesse da lui Avrebbe sperato in una punizione, avrebbe preferito prefino l’espulsione, quando nella stanza vide la sua amata sorellina aspettarlo con un sorriso sulle labbra
    -Ivan, Perché non mi hai detto che avevi una sorella così carina?- scherzò il preside dietro di lei. Ora che la osservava meglio notò un piccolo dettaglio che gli era sfuggito la sera prima: portava la divisa. Perché portava la divisa??
    -E’ arrivata stamattina e mi sono affrettato subito a chiamarti. Ah, ragazzina, menomale che non sei arrivata un giorno prima, pensa che si dice che in giro per la scuola ci sia uno strano tipo, un maniaco, o qualcosa del genere. Quando il presidente Kirkland mel’ha detto, e ha precisato che non era il solito Bonnefoy, non riuscivo a crederci! Ma non preoccuparti, non ti succederà niente!
    Ivan strabuzzò gli occhi. Maniaco? Che fosse stata la scusa che si era inventato quell’inglese? Beh, ora aveva decisamente altro di cui preoccuparsi. Guardò sconsolato la ragazza davanti a lui, che gli sorrise contenta aprendo le braccia
    -Fratellone, perché non vieni ad abbracciarmi?



    N.d Ary:
    Giuro, dopo Natalia non ci saranno nuovi personaggi xD (si innalza un coro di “alleluia” da qualche parte), o se ci sono saranno apparizioni di un capitoletto, bastano così XD
    capitolo abbastanza incasinato....non ha motlo senso XD Ma mi sono divertita molto a scriverlo... soprattutto la parte di Antonio e Arthur.... Poveropiccolo quante gliene faccio ( e farò) passare... dai Arthur, lo sai che in relatà tu voglio taaanto bene XD
     
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  3. Chibi_
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    10- Fairytail

    (Elizabetha)





    La musica si espanse piano nella stanza, prima appena un sussurro, poi sempre più forte e veloce. Le sue dita si muovevano abilmente sui tasti senza sbagliare nemmeno una nota, gli occhi non degnavano minimamente lo spartito, ma vagavano per la tastiera concentrati mani.
    Elizabetha chiuse gli occhi e sorrise, appoggiando il mento sui palmi. Quella melodia che le entrava piano in testa, eliminando ogni altro pensiero, era davvero un toccasana. Aprendo gli occhi li andò a posare sul ragazzo che suonava: ondeggiava leggermente a destra e a sinistra seguendo il movimento delle mani, gli occhi socchiusi e le labbra che si muovevano impercettibilmente. Poi il ritmo andò rallentando, facendosi più dolce, fino alle ultime note, che si spensero in un sussurro
    Quando ebbe staccato le mani dal pianoforte Roderich si voltò verso la sua spettatrice, che applaudì contenta
    -Notturno, Chopin. Ti è piaciuto?
    -Magnifico, Roderich, sei così bravo!- esclamò estasiata
    L’austriaco le sorrise, e per la ragazza fu come se l’intera stanza si riempisse di luce. Lo adorava.
    -Oh, dimenticavo… qui ci sono i documenti che mi avevi chiesto.- prese a frugare nella sua cartella fino a che non ne estrasse una grossa pila di fogli e la porse al moro –E…mi sono anche permessa di stendere una bozza dell’organizzazione delle attività del festival, magari ti può tornare utile…
    -Oh, Elizabetha, non dovevi!
    -Figurati, lo faccio con piacere…
    D’improvviso si sentì bussare alla porta, e un secondo dopo la testolina mora di Sesel fece capolino nell’aula
    -Permesso…. Oh, scusate! Non avevo più sentito suonare e pensavo aveste finito….
    Roderich si alzò e si allontanò dal pianoforte, guardando la nuova arrivata
    -Oh, non preoccuparti Leroy, me ne stavo andando. Ah, Elizabetha, potresti portarli tu nell’aula del consiglio studentesco?
    Sesel diede un’occhiata veloce all’enorme pila di fogli poggiata su un banco ed impallidì, ma l’amica invece non ebbe nessuna esitazione
    -Oh, nessun problema!- esclamò infatti con un sorriso sulle labbra. Roderich sospirò sollevato, prese le sue cose e si avviò alla porta
    -Grazie mille, non so proprio come farei senza di te. Ora se volete scusarmi….- e se ne andò chiudendosi la porta alle spalle
    -Eliza, ecco….è da un po’ di tempo che vorrei dirti una cosa…- iniziò incerta, ma non ricevette nessuna attenzione dall’amica, troppo intenta a sospirare sognante –Mi stai ascoltando?
    -Oh, Sesel,non è perfetto?- esclamò infatti questa guardando la porta con aria sognante. No, non la stava decisamente ascoltando. Sesel sospirò scocciata, ma diede comunque spago all’ungherese
    -Cosa, Elizabetha?
    -Ma Roderich, ovvio! Non è bellissimo? E hai sentito come suona bene? E che dire di quei modi così….- Elizabetha adorava Roderich.Fin dal suo primo anno in quella scuola l’aveva colpita, come un diamante in mezzo a tante pietre opache, e improvvisamente qualsiasi altro ragazzo era sparito. Era stato come un fulmine a ciel sereno, e lei ne era rimasta completamente abbagliata. Aveva fatto di tutto per farsi notare, fino a quando un bel giorno lui non la raggiunse in mensa, si sedette al suo tavolo, e sorridendo le aveva chiesto con garbo se voleva diventare la sua assistente nel consiglio studentesco, se ci ripensava ancora oggi gli pareva di sentire ancora la sensazione delle farfalle nello stomaco –Non è il principe azzurro delle favole?
    Da quel momento era andato tutto per il meglio, ed Elizabetha si era convinta che prima o poi il suo sogno si sarebbe avverato. Eppure dopo un po’ di tempo qualcosa, o per meglio dire, qualcuno, si era intromesso nei suoi dolci sogni.
    -E…Eliza, tutto bene?
    Gilbert. Lui aveva sempre avuto una vocazione: quella di rompere le palle al prossimo. Era senza dubbio il suo sport preferito, che praticava con immensa passione con tutti indistintamente. Eppure guarda caso, sembrava che fosse particolarmente insofferente al suo amato austriaco, e non passava giorno in cui lo lasciasse in pace. Alla ragazza faceva male ammetterlo, ma da quando conosceva Roderich aveva iniziato ad allontanarsi sempre più da Gilbert: da inseparabili quali erano adesso si vedevano solo di tanto in tanto, e la maggior parte di quelle poche volte lo passavano a litigare.
    -E…Elizabetha?
    Dopotutto non era mica colpa sua se quel tedesco era così ottuso! Perché non poteva prendere esempio da Roderich? Doveva sempre rovinare tutto, quel…quel….
    -Quell’idiota!- presa dai ricordi l’ungherese strinse la mano e sbatté il pugno sul banco, sotto lo sguardo perplesso di Sesel,che la guardava ammutolita.
    -Ehm… tutto bene?- quelle parole sembravano riscuotere la ragazza, che rivolse uno sguardo di scuse all’amica riprendendo il controllo
    -Scusa un…..un brutto pensiero. Piuttosto….Volevi parlarmi di qualcosa?
    -Non credo sia il caso…Ah, a proposito, oggi non vengo in mensa, non mi sento molto bene
    Elizabetha le lanciò un’occhiata, sembrava stesse benissimo, ma si mostrò comunque preoccupata
    -Ho….ho mal di pancia- si giustificò la mora evitando lo sguardo della più grande
    -Se non te la senti di venire a mangiare posso venire a farti compagnia nella tua stan…..
    -NO! Cioè…. Non preoccuparti, io starò benissimo! Piuttosto scusami, ora devo andare.
    E sparì di corsa, lasciando la bruna nella classe da sola.
    -Uhm…va bene- sussurrò perplessa


    -Non va bene per niente- Elizabetha era in piedi, con il suo vassoio strapieno di cibo in mano, a guardarsi intorno nella stanza piena di gente. –Con chi diavolo mi siedo?
    Fece un giro sperando di trovare un posto libero, cosa del tutto inutile, visto che Sesel l’ aveva fatta ritardare e a quell’ora trovare un posto in mensa era come dire ad Arthur di vivere di soli hamburger: impossibile. Individuò subito il gruppo di Alfred, ma constatò subito che era strapieno: insieme all’americano sedevano anche Arthur, Yao, Ivan e quella strana ragazza nuova; ad un lato della stanza c’erano invece Feliciano, Kiku e Ludwig,ma non si sentì di andare a disturbarli, e ovviamente di Roderich nemmeno l’ombra. Decise di andare in cortile, mal che vada si sarebbe seduta a mangiare sul prato.
    Dopo la bufera della notte prima il cielo si era completamente rasserenato, anche se faceva un po’ freddo ed era presente un forte odore di terra bagnata. Un leggero venticello le fece ondeggiare i lunghi capelli castani. In fondo non le dispiaceva stare lì fuori.
    Improvvisamente i suoi pensieri furono interrotti da un rumore e,seguendolo, Elizabetha trovò niente meno che Gilbert seduto sotto un albero a mangiare borbottando il suo pranzo. Beh, meglio che niente
    -Ehi, Gil!- al richiamo della ragazza il tedesco si voltò verso di lei, portava due enormi occhiali da sole e al posto della giacca della divisa scolastica indossava una felpa rossa, il cappuccio alzato sulla testa che gli copriva metà volto. Si andò a sedere verso di lui contenta di aver trovato alla fine qualcuno con cui passare la pausa pranzo
    -Anche tu qui?- gli chiese sedendosi accanto a lui
    -Così pare. Francis non si sentiva bene e mi ha fatto fare tardi…mal di pancia- chissà perché la cosa le suonava familiare.
    -E non hai trovato un altro posto? Antonio?
    L’albino si limitò a indicare con un cenno del capo verso una finestra dell’edificio, dove Elizabetha vide lo spagnolo seduto ad un tavolo che cercava di imboccare un alquanto irritato Romano –Ah, si abbandonano anche gli amici per amore!- borbottò indignato. Elizabetha trasalì. Probabilmente si stava riferendo ad Antonio, ma non poteva fare a meno di pensare a lei e a Roderich, e d’un tratto si sentì in colpa e si vergognò di se stessa
    -Sciocchezze…- disse, più a se stessa che all’albino. Magari era proprio per questo motivo che Gilbert non sopportava Roderich? No, che cavolata, non era possibile
    -Sai… ho saputo della vostra piccola avventura di ieri notte- iniziò cambiando argomento –un maniaco? Che scusa ridicola. Che è successo veramente, Gil?
    Al ricordo della notte scorsa il tedesco sembrò incupirsi, e iniziò a grattarsi il collo nervosamente
    -Niente di che, una brillante idea del nostro presidente studentesco, lascia stare…. Piuttosto, hai visto i due studenti nuovi?
    -Ti riferisci a Ivan e Natalia? Lei è in classe con me, sai? A dire il vero non ci ho parlato molto, ogni volta che può scappa dalla classe per andare da suo fratello, ma secondo me sotto sotto è simpatica, e magari anche Ivan…
    -Si, certo, come un pianoforte sul mignolo del piede- borbottò di rimando Gilbert. Elizabetha non poté fare a meno di irritarsi. Perché aveva scelto proprio un pianoforte? Ma d’improvviso le venne in mente un’altra cosa
    -Hai notato che Ivan non ti toglie un attimo gli occhi di dosso? Che hai combinato? Cel’ha con te per qualcosa?- ma quando andò ad incontrare le iridi scarlatte dell’amico, trovò solo sorpresa
    -Io?- chiese infatti indicandosi –Io non ho fatto niente. Non che io sappia almeno…. Ma di che ti sorprendi, Lizzie? Dopotutto chi non rimarrebbe abbagliato dalla mia stupefacente bellezza? Quel tipo è solo un’altra vittima del mio fascino!- esclamò impettito, l’ungherese non poté fare a meno di sorridere. Le faceva un po’ freddo, ma guardando l’amico non gli chiese comunque se si potessero togliere dall’ombra dell’albero. Il sole quel giorno era forte e probabilmente era per questo che si era messo gli occhiali da sole e si era seduto all’ombra, a volte Elizabetha dimenticava che Gilbert era piuttosto sensibile alla luce del sole *. Presa dai suoi pensieri per poco non si accorse che Gilbert intanto aveva posato gli occhi sulla sua fetta di torta, un magnifico dolce di cocco e cacao
    -Non ci pensare nemmeno- gli disse lapidaria anticipando i pensieri del tedesco
    -Eddai, Liz, solo un pezzettino!
    -Neanche per sogno, stammi lontano! G..Gilbert, abbassa subito quelle mani, no, no!
    Parole al vento, visto che il ragazzo le si era buttato addosso ridendo cercando di prendere il dolce dalle mani della bruna e facendola cadere
    -Sarà un tributo al fantastico me, ora mollalo!
    -Ma che stai blaterando? E’ mio, levatelo dalla testa!- rideva come non faceva più da un tempo. In effetti da quant’è che non scherzava così con Gilbert? Un movimento del braccio di Gilbert e la torta cadde dalle mani della ragazza, finendo a terra
    -Ecco, sei contento? Ora non se la mangia nessuno dei due- ora che ci faceva caso era sceso uno strano silenzio. Alzò gli occhi e sorprese l’albino a fissarla in silenzio, leggermente arrossato; era sopra di lei, i polsi tenuti fermi dalle mani del tedesco e le gambe che le cingevano i fianchi, in un attimo avvampò anche lei di colpo
    -S..Scusa- il ragazzo abbassò lo sguardo e si spostò velocemente da sopra l’ungherese
    -N..No, figurati- perché era così imbarazzata? Dopotutto conosceva Gilbert da tanti anni, non c’era motivo per cui si dovesse sentire così….strana
    -Mi dispiace per la torta
    -F…Figurati

    -Beh, sembra che cel’abbiamo fatta
    -E’ ovvio che cel’abbiamo fatta, sono il genio dell’amore, dopotutto.
    Sesel abbassò il binocolo e guardò il suo complice, sorridendo. -Lavoro di squadra impeccabile!
    Ad una decina di metri dal tedesco e l’ungherese, in un cespuglio, si erano nascosi nientemeno che Francis e Sesel, entrambi vestiti completamente di nero, con tanto di occhiali da sole e binocolo
    -Quei due avevano bisogno di un po’ di tempo insieme, dopo tanto tempo- affermò con dolcezza la ragazza
    -Ah, ragazza mia, mi fanno una tale pena… Gilbert è innamorato perso di Elizabetha, ma ovviamente è troppo stupido per accorgersene! Mi fanno una tale rabbia…Ma guarda, tutto questo amour sprecato così!
    -Calmati, calmati Francis, dopotutto è qui che entriamo in gioco noi, no? Se non se ne accorgono da soli allora avranno bisogno di un aiutino- la ragazza alzò di nuovo il binocolo sui due, sorridendo. –E a dire la verità non mi aspettavo degli sviluppi così interessanti…- Sì, si stava divertendo un mondo in quelle sottospecie di vesti di un’agente speciale in missione segreta, pronta a battersi in nome dell’amore! Senza contare che stava facendo solo un favore ad Elizabetha –Ma guarda come sono carini!
    -Potremo chiamarci “I due paladini degli amori perduti”!
    -Ok, ora non esagerare, Francis. Piuttosto…spero che non finisca a insulti e padellate come al solito
    -Non so, Sesel….. Ho come l’ impressione che invece questa previsione si avvererà
    -Eh?
    Il biondo indicò un punto poco lontano dai due, e per poco la mora non urlò di rabbia. Cosa ci faceva Roderich lì?? Proprio ora che le cose stavano andando bene!
    -Dannazione, non ci voleva!- mormorò a denti stretti seguendo i movimenti dell’austriaco, che si stava dirigendo proprio verso Elizabetha e Gilbert

    -Oh, Elizabetha, eccoti qui- la ragazza sussultò e si voltò d scatto verso la voce che aveva parlato –Ti ho cercata per tutta la mattinata!
    -R…Roderich! Che ci fa qui?- la stava cercando? La stava cercando! Ebbe un tuffo al cuore. Dietro di lei Gilbert bofonchiò qualcosa tra i denti che non riuscì a sentire
    -Sì- continuò l’austriaco – aspettavo i documenti del festival scolastico già mezz’ora fa, cosa stai facendo?
    -Ah, i…I documenti, certo!- si alzò velocemente e si scrollò dalla gonna il terriccio. Ma che aveva in testa? Come aveva fatto a dimenticarsene? –Mi…Mi dispiace, sono già pronti, devo solo fare una corsa nella mia stanza, prenderli e….
    -Se erano tanto urgenti perché non ci hai pensato tu?- s’intromise la voce di Gilbert dietro di lei. Solo allora Roderich sembrò vedere il tedesco, al quale rivolse uno sguardo di sufficienza
    -E’ a questo che servono gli assistenti, Beilschmidt. Non può fare tutto il presidente del consiglio studentesco, e il vice presidente sembra sparito nel nulla, quindi è toccato a me, anche se non era di mia competenza.- gli parlava piano, come se stesse spiegando qualcosa ad un bambino
    -Elizabetha era occupata, se non hai notato- continuò cocciutamente l’albino alzandosi
    -Ok, ragazzi, adesso smettela….
    -Elizabetha ha dei compiti da rispettare, pausa pranzo o no. Secondo te ci stiamo divertendo noi del consiglio a compilare tutte queste scartoffie? E’ anche per il vostro festival che stiamo lavorando, mica per noi e basta. Ma non m’illudo che tu possa nemmeno lontanamente capire. Lei ha sbagliato, è ovvio che la devo rimproverare, anche se ciò non mi dà alcun piacere
    -Esatto, ha ragione lui, quindi ora finiscila Gilbert….
    -Se tu non le chiedessi di fare mille servizi al posto tuo non sarebbe successo. E’ ovvio che si scordi qualcosa, poi!
    -Ragazzi….
    -Quello che faccio o dico con i miei assistenti non è affare che ti riguarda, Beilschmidt. Non penso proprio che tu abbia l’autorità per rimproverarmi qualcosa quindi, se vuoi scusarmi, noi due abbiamo da fare- Guardò freddamente il tedesco per l’ultima volta, poi si voltò e se ne andò
    -Vieni, Elizabetha?
    Gilbert fece per ribattere qualcosa, ma venne zittito dall’ungherese, che si voltò di scatto verso di lui e gli rivolse uno sguardo severo
    -Non sai proprio quando stare zitto, eh Gil? Falla finita- sussurrò prima di andare a raggiungere l’austriaco.
    Si sentiva umiliato, davvero umiliato. Senza pensarci due volte prese il cellulare e compose il numero di Antonio
    -Gilbert? ¿Qué pasa?
    -Chiama Francis, Tonio, abbiamo qualcuno a cui urge una lezione- sibilò chiudendo il telefono con rabbia



    Elizabetha sospirò esausta. Aveva fatto una corsa disumana dal dormitorio fono all’aula del consiglio studentesco, per quei maledetti fogli. Si appoggiò al muro e socchiuse gli occhi. Dopotutto era stata utile a Roderich, no? Quella era la cosa importante. Alzando lo sguardo incrociò quelli scuri di Sesel, che la guardava con un’espressione abbattuta
    -Sesel? Che ci fai qui? Stai meglio?- chiese preoccupata. La più piccola le si avvicinò e le rivolse uno sguardo triste
    -Io sì, tu stai bene?
    -Eh?
    -Oh, ecco…- si diede mentalmente dell’idiota, non poteva certo dirle che l’aveva spiata fino a dieci minuti fa! –E’ che hai una faccia….
    -E secondo te di chi è la colpa?- esclamò esasperata aprendo le braccia
    -Di Roderich?
    -Certo che no, che c’entra lui? Di Gilbert, ovviamente!
    -Ah, certo…- borbottò di rimando. Dubitava fortemente che la colpa fosse del tedesco –Perché, che è successo?
    -E’ un idiota! Deve usare ogni pretesto per discutere con Roderich, non sopporto più questa cosa! Se solo avessi visto la cenata che ha fatto poco fa… Non ti puoi immaginare!
    -Ehm…Eh già- si sfregò nervosamente le mani e abbassò lo sguardo per non farle vedere il sorrisetto che e era spuntato sul volto –Secondo me però, Eliza, tu te la prendi troppo con lui, in fondo non è male- terminò arricciandosi con un dito una ciocca di capelli scuri. La ragazza accanto a lei sbuffò esasperata, iniziando a camminare velocemente.
    -Beh, ti dirò, lui è fastidioso, egocentrico, piuttosto egoista ed estremamente…
    - Divertente!- esclamò Sesel interrompendola -E credimi, hai bisogno di 1 po’ di divertimento, cara
    Continuarono a passeggiare per un po’, Sesel non riusciva a trattenere un’espressione leggermente seccata guardando Elizabetha che ogni volta che giravano un angolo faceva guizzare gli occhi sull’intera stanza alla ricerca del suo adorato austriaco. Diede un’occhiata veloce al piccolo orologio che aveva al polso, tra poco la pausa pranzo sarebbe finita. -Non sarà così male come lo descrivi….- tentò nuovamente di addolcirla.
    Ma ecco che passando accanto ad una finestra la loro vista venne attirata da qualcosa, qualcosa per cui ebbe paura di voltarsi e vedere l’espressione dell’amica
    -No, hai ragione, è decisamente peggio- sussurrò con voce gelida la ragazza un attimo prima di voltarsi e correre verso il cortile

    -B-basta! Vi consiglio vivamente di smetterla, digli di smettere!
    La grossa risata dell’albino riempì tutto il cortile, subito seguita da quella del francese, mentre guardavano Roderich, il calmo, pacato e aristocratico Roderich appeso per le mutande al ramo di un albero che si sbracciava e si dimenava mentre Antonio lo puntellava con un bastone da sotto urlando “piñata, piñata!”
    -Vi faccio notare che questo può essere visto come un atto di bullismo, qualcuno prenderà dei seri provvedimenti nei vostri confronti!
    -Ehi, Antonio- lo interruppe Gilbert – io ancora non ho visto nessuna caramella, forse devi picchiare più forte per farle uscire, no?
    -Ahaha o forse sto colpendo il punto sbagliato- osservò Antonio spostando il bastone dalla pancia dell’austriaco verso il suo naso, seguito dalle urla di incitamento di Francis.
    -V-vi prego smettetela subit..
    -Fatelo scendere immediatamente!- i tre ragazzi si voltarono verso la voce alle loro spalle, scoprendo con terrore che apparteneva ad Elizabeth
    -E…Elizabeth!- piagnucolo Roderich alla vista della sua salvatrice
    -Roderich non si preoccupi, la tirerò giù di lì in un secondo!- cinguettò la ragazza con un tono di voce acuto e smieloso, poi si rivolse con uno sguardo di fuoco ai tre sventurati sotto l’albero –VOI! Come avete potuto? Avete messo in ridicolo Roderich-, lo sapete cosa vi aspetta, vero?- concluse stringendo il manico della padella che aveva in mano.
    Francis e Antonio, guidati dall’istinto di sopravvivenza, si diedero alla fuga lasciando Gilbert in balia dell’ungherese urlando –E’ stata colpa suaaaaaaaaaaaa
    -Ehi! Begli amici che siete! E-Elza, su…. Non è il caso di arrabbiarsi tanto…- cercò di sdrammatizzare Gilbert arretrando sempre più – dopotutto non abbiamo fatto niente di male,… volevamo solo divertirci un po’…
    -Bene, allora non ti dispiacerà se ora mi diverto un po’ anche io, vero?
    La padellata quella volta fece più male del solito, e un Gilbert dolorante si ritrovò con suo sommo disgusto a guardare per l’ennesima volta Elizabetha, la sua amica d’infanzia, la ragazza che aveva imparato a rispettare e a cui voleva (anche se non l’avrebbe ammesso mai neanche a se stesso) un bene dell’anima, fare da servetta a quello sfigato di un austriaco, aiutandolo a scendere dall’albero e riportandogli i pantaloni, ripulendoli perfino dal terriccio che li aveva sporcati. Più guardava la ragazza balbettare scuse con una vocina dolce e zuccherosa, e più il tedesco si infuriava: quella non era lei, la Elizabetha che conosceva si esprimeva a pugni e padellate, era fiera e non abbassava mai la testa davanti a nessuno e poi diciamocelo, di modi femminili quella ragazza aveva ben poco. E allora perché doveva comportarsi come qualcosa che non era?
    -credo che tu gli debba delle scuse, Gilbert- affermò la ragazza voltandosi finalmente verso di lui.
    Il tedesco avrebbe voluto riversare addosso a tutti e due una cascata di insulti, invece si limitò solo ad un semplice
    -Tzè, la mia magnifica persona non si abbassa a chiedere scusa a nessuno, al contrario di qualcun altro….- pungente. Certo, non era stato volgare come al solito, ma a giudicare dalla faccia dell’ungherese aveva colpito comunque il bersaglio.
    Quest’ ultima si voltò di nuovo verso l’austriaco, gli disse qualcosa sotto voce, e questo con un sorriso rivolto alla ragazza si congedò, voltandosi un’ultima volta verso l’albino prima di andarsene
    -Non ti preoccupare, Beilschmidt, non parlerò ai professori del tuo irrispettoso comportamento, non per questa volta.
    -Non ho certo bisogno della tua pietà, sfigaustria.- il moro lo guardò con sufficienza, e con una scrollata di spalle se ne andò.
    Erano rimasti da soli. Elizabetha guardò l’albino, che distolse subito lo sguardo. Ecco, adesso che non c’era davanti il suo principino si sarebbe messa a urlare e a insultarlo, come al solito.
    -Gilbert…- il tono era insolitamente calmo. Strano, troppo strano, il ragazzo alzò lo sguardo e la guardò, aspettando che continuasse –posso sapere una volta per tutte cosa ti da fastidio di Roderich?
    -Tutto.- rispose senza la minima esitazione il tedesco, a cui seguì l’espressione scocciata della ragazza.
    -Tutto?? Non sai trovare una motivazione migliore? Allora illuminami, perché solo tu ( e i tuoi due amici malsani, ma loro non contano, ti assecondano e basta)lo trovi tanto irritante, quando il resto del mondo (?) lo rispetta e lo ammira? Cos’è che ti manca, la gentilezza? O forse è solo una questione di intelligenza? Roderich è una persona fantastica, eccelle nei voti, è bello e affascinante, ha dei modi di fare così raffinati ed eleganti, sa suonare divinamente il pianoforte e sembra fatto per metà di pura gentilezza, tutti dovrebbero prendere esempio da lui….
    -ORA SMETTILA!
    Elizabetha sobbalzò, sorpresa dalla rabbia nella risposta del ragazzo
    Gilbert cercò di darsi un contegno, perché era così difficile da capire? A lui l’austriaco non dava solo sui nervi, lo odiava, lo odiava davvero. Non perché gli avesse fatto qualcosa di male, certo, figuriamoci se il signorino perbenista avrebbe mai fatto qualcosa di sconveniente, lo odiava perché era lui,tutto qui. Ogni cosa gli dava fastidio di quel ragazzo: dai modi educati, allo sguardo strafottente, da quel suo comportamento aristocratico e snob, al modo in cui suonava quel suo fottutissimo pianoforte, per non parlare di come aveva ridotto la ragazza che gli stava di fronte. Ma soprattutto odiava il modo in cui lo trattava: lo guardava come si guarda un insetto brutto e fastidioso che si vuole schiacciare, gli parlava come si parla ad un bambino stupido a cui non si deve dare troppa corda,in definitiva lo trattava come si tratta un pezzente e ne era sicuro, Gilbert era sicuro che era proprio questo quello che pensava l’austriaco di lui.
    Guardò la ragazza che aveva di fronte. A che serviva dirgli quello che provava? Lei era capace di vedere solo i pregi dell’idiota e sembrava non riuscire a vedere oltre la nuvoletta rosa dove si era rifugiata, non avrebbe capito. Sbuffò sonoramente, girò i tacchi e iniziò ad allontanarsi
    -Lascia stare
    -E’ solo questo quello che riesci a dire? Bel motivo! Secondo me non hai neanche una parola sensata da dire contro Roderich. Sei infantile, Gilbert, sei davvero infantile… Ehi, ma mi ascolti? Torna qui!- urlò la ragazza alle sue spalle. Niente, il ragazzo non tornò indietro.
    Perché doveva finire sempre così?






    *No, non è che Gilbo d’un tratto è diventato un vampiro XD Solo che mi sono ricordata che questa è una delle conseguenze dell’albinismo, per cui chi ne è affetto può subire danni se esposto alla luce solare

    N.d Ary

    Scusate, non riesco a trattenermi quando si tratta di Prussia e Ungheria ^^
    Giusto perché non mi è bastato maltrattare Austria su A Christmas Carol l’ultima parte di questo capitolo è dedicata tutta a lui <3 mi divertirò molto con te, caro mio…. *si sfrega le mani*
    Il cognome (come il nome) di Seychelles non è ufficiale, ho scelto un cognome francese randomico che mi piaceva.. Nyah, capitolo troppo serio per i miei standard, mi sembra strano a rileggerlo, ecco xD Ma il prossimo compenserà dato che è una sclerata colossale senza capo nè coda xD
     
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  4. Chibi_
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    11- Tre deviati e una videocamera
    (Sì, insomma il titolo promette bene xD)

    (Bad Trio)




    -Che noia
    Francis si accasciò teatralmente sulla poltrona della stanza portando lo sguardo su Antonio, che era intento a scrivere qualcosa seduto alla sua scrivania.
    -Che. Noia- ripetè sperando di catturare l’attenzione dell’amico, cosa che non avvenne.
    -Antonio, mi spieghi di grazia che stai facendo?- sbottò infine scocciato, ricevendo solo un brontolio di risposta. Stanco di essere ignorato il francese si alzò e strappò di mano al moro il foglio su cui stava scrivendo, dandogli una breve occhiata.
    -“Romano. Romano….. Romano mi amor! Romano te quiero…” che roba è, Antonio?
    -Ridammelo, e smettila di ridere! Almeno io faccio qualcosa, tu invece torna al tuo non far niente e lascia in pace me!
    -Ma mi annoioooooo! Scusa se non sono in preda all’amore come te! Ora puoi degnarmi un minimo invece di pensare al tuo doux amour?
    Antonio smise di sbracciarsi e incrociò le braccia al petto, guardando il biondo con una finta espressione scocciata.
    -Ok, Francis, sono a tua completa disposizione. Cosa vuoi fare?
    -……..Tu hai qualcosa da proporre?
    -Oh, Francis, basta!- lo spagnolo si buttò esasperato sul letto – fai irruzione nella mia camera e te ne stai qui a sbuffare… Che ne so…esci un po’!
    -Ma da solo cosa faccio?- continuava a piagnucolare l’amico tirando fuori tutto il suo pathos con la speranza di far smuovere l’iberico da quella stanza, se si sforzava un po’ forse riusciva a farsi venire gli occhi lucidi
    -Ti prego, lasciami in pace!
    D’improvviso la porta della camera si spalanco, e un ragazzo a loro ben noto fece il suo rumoroso ingresso nella stanza.
    -Ragazzi!- esclamò –Il meraviglioso Gilbert è sceso tra voi comuni mortali a farvi visita!
    -Ciao, Gil- risposero senza un briciolo d’entusiasmo i due ragazzi
    -Beh, cos’è questo mortorio? No potete stare per un po’lontano da me che vi ritrovo in questo stato?
    -Ci annoiamo… qualche soluzione?
    Il tedesco incrociò le braccia al petto e assunse un’espressione seria (per quanto sia possibile, trattandosi di Gilbert), fino ad avere la tanto attesa illuminazione.
    -Ma è semplice, facciamo quello che sappiamo fare meglio!
    -Andiamo a rimorchiare qualche studentessa?
    -No, Francis…. Io stavo solo pensando di andare a rompere a qualcuno.
    -Ma è tardi- fece notare Antonio indicando il cielo scuro fuori dalla finestra. In effetti il sole era calato già da un bel po’ –Ormai saranno tutti nelle loro stanze pronti per andare a dormire…
    -Appunto- il ghigno del tedesco non prometteva nulla di buono, e nemmeno il barlume che attraversò gli occhi dei due amici. Si prospettava una lunga notte…

    -Shhh, smettete di ridere, ci sentirà-
    Gilbert fece cenno a Francis e Antonio di zittirsi, visto che da quando avevano lasciato la camera dello spagnolo non avevano finito un attimo di sghignazzare.
    -Ci siamo Francis, tirala fuori- il francese con uno sguardo d’intesa aprì la borsa che si era portato dietro e ne tirò fuori una videocamera, prontamente afferrata dal tedesco, che la accese
    -Ed eccoci qua alla prima puntata di “Le magnifiche gesta del fantastico me!”- recitò davanti all’apparecchio –Siamo davanti alla camera di Kiku Honda, e questa sera gli faremo fare un grande passo in campo “ragazze”- concluse con una risata
    -Forza, forza, cominciamo!- sussurrò Antonio. Gilbert allora fece passare una chiave davanti all’obiettivo della telecamera, sorridendo soddisfatto
    -Ok, ok, solo un attimo. Vedete questa? E’ un regalino del nostro amato vicepresidente, sgraffignato proprio dieci minuti fa dalla stanza di Kirkland. Dicono che possa aprire tutte le porte dei dormitori…
    Con un gesto teatrale infilò la chiave dentro la serratura, aprendo la porta della camera, come previsto il giapponese non si accorse del fascio di luce che illuminò la stanza e dei tre che vi entrarono
    -Su, ragazzi, muoviamoci
    Francis e Antonio con estrema lentezza per paura che il giapponese si svegliasse, sollevarono il materasso e lo portarono fuori dalla stanza, il tutto mentre l’albino riprendeva con la videocamera. Riuscirono a trascinarlo giù per le scale, fuori dal dormitorio, attraverso il cortile e poi finalmente davanti al dormitorio femminile
    -Certo che ha il sonno pesante- osservò Francis stupito
    -Tanto meglio, perché ora arriva la parte difficile- Antonio osservò pensieroso l’edificio –Se qualcuno ci vede siamo fottuti
    Non si sa come, ma i tre riuscirono ad entrare nel dormitorio trascinando il materasso (poco appariscente, eh?) senza farsi vedere da neanche una ragazza (e comunque quelle poche che li videro vennero corrotte dalle proposte indecenti di Francis), finché non arrivarono davanti ad una camera
    -Su, su, apri!
    -Ragazzi, cambiamo camera- Francis puntò i piedi a terra e smise di muoversi non appena ebbe riconosciuto la stanza che avevano di fronte. Gilbert e Antonio lo guardarono sbigottiti
    -Francis, sei impazzito?- sbottò Gilbert a bassa voce –Avevamo detto di piazzarlo nella prima camera che capitava, non possiamo portarcelo a spasso tutta la notte!- terminò indicando il giapponese che dormiva ancora beato
    -Un’altra camera, ragazzi, tanto che vi cambia?
    Il francese sembrava irremovibile,e dato che non sembrava prossimo ad un cambiamento di idee Gilbert e Antonio decisero di dargli corda
    -Oh, e va bene! Certo che sei strano- acconsentirono alla fine, riprendendo il materasso e avviandosi verso il centro del dormitorio. Francis dietro di loro li seguì sorridendo, lasciandosi la camera di Sesel dietro di sé.
    -Questa ti va bene?- borbottò l’albino davanti ad un’altra camera
    -Chi c’è in questa stanza, ragazzi?- chiese Antonio al tedesco
    -Credo sia una ragazzina del primo anno. So solo che viene da un paese dal nome impronunciabile…
    Francis si fece serio tutto d’un colpo
    -N..Non mi dirai che è quella Lili o qualcosa del genere?
    -Credo di si, perché?
    -Gilbert…..- Antonio sbiancò –Suo fratello è Vash, quello svizzero. Ha il complesso della sorella e se scopre che siamo stati noi ci ammazza!
    -Nah, figuriamoci. Su, ragazzi, muoviamoci, altrimenti questo qua si sveglia
    Gli altri due dovettero dargli ragione, se ci avessero messo tanto Kiku si sarebbe svegliato.
    Aprirono la porta della camera, misero il giapponese nel letto della ragazza e se ne andarono in fretta
    -Domani il signorino si prenderà un infarto!- fece il tedesco sghignazzando
    -bene, chi è la nostra prossima vittima?
    Gli occhi di Francis brillarono, mentre un ghigno molto poco rassicurante si faceva strada sul suo volto

    -….Non posso credere che lo stiamo facendo davvero- sussurrò Gilbert trattenendo a stento le risate mentre osservava Francis accanto al letto di Arthur con in mano un paio di strisce depilatorie
    -Come facciamo? Si sveglierà di sicuro
    -Tranquillo Antonio, gli ho fatto bere qualcosa che lo farà dormire per un po’…
    -Oddio…- Gilbert stava per piangere per quanto si sforzava di trattenere le risate. Impugnò la videocamera e gli fece fare una panoramica della stanza. Zoomò su Francis e sulla faccia addormentata e ignara dell’inglese, per poi finire con un’inquadratura della sua faccia
    -Ragazzi, non credete anche voi che io abbia un viso molto telegenico?
    -Smettila di vantarti e inquadra qua
    L’albino sbuffò offeso, tornando a riprendere Francis che stava avvicinando pericolosamente una delle strisce alle sopracciglia di Arthur
    -Oh mi diòs, l’ha messa davvero!- esalò Antonio trattenendo il fiato
    -Ok, adesso la tolgo… siete pronti?
    Lo spagnolo e il tedesco pregarono tutti gli Dei esistenti che Arthur non si svegliasse quando un secondo dopo Francis levò la striscia depilatoria, con uno strappo che risuonò in tutta la stanza.
    Dopo qualche attimo di silenzio i tre si avvicinarono all’inglese
    -Ragazzi, questo è il nostro capolavoro- si sentivano realizzati, quasi come avessero fatto qualcosa di eroico e leggendario
    Il biondo stava per applicare la seconda striscia, quando Arthur si rigirò nel letto a faccia in giù
    -Merde. Ragazzi, aiutatemi a rigirarlo
    -Non c’è tempo, andiamo via!- sussurrò Antonio. Se adesso l’inglese si sarebbe svegliato e li avesse sorpresi lì li avrebbe ammazzati e si sarebbe fatto un bagno ristoratore nel loro sangue
    Francis guardò Arthur: il suo inglese preferito era su un letto, profondamente addormentato ed incapace di protestare, era la sua occasione
    -Francis, che stai facendo? Vieni via!
    -Solo un minuti..Intanto voi avviatevi
    Gilbert passò la videocamera ad Antonio e prese il francese per il colletto della camicia, trascinandolo via
    -Fermo Gilbert! Un’occasione come questa non mi ricapiterà mai più! Pourquoi???

    Uno scherzo a Ivan. Uno scherzo a quell’armadio a quattro ante che solo con una stretta di mano, la sera delle storie horror quando si era presentato, gli aveva polverizzato le falangi. Antonio guardò poco convinto i due compagni davanti a lui che camminavano spediti verso la camera di quel russo domandandosi tranquillamente, tra una risata e l’altra, cosa gli potevano disegnare in faccia con quel grosso pennarello indelebile che si erano portati dietro.
    -Ma sì…- sussurrò l’iberico –infondo anche se se ne accorgesse cosa ci potrà mai fare?
    La camera di Ivan era all’estrema area est del dormitorio, la parte opposta a quella in cui si trovavano loro, e per arrivarci c’impiegarono quasi una mezz’oretta
    -Su, su, Francis, passami la chiave- disse Gilbert, smanioso di entrare una volta arrivati.
    La camera era avvolta nella più completa oscurità e non si vedeva ad un palmo dal naso. I tre si avvicinarono al letto, nel quale s’intravedeva la grossa figura del russo. Nessuno osava fiatare, iniziando a percepire una strana tensione. L’unico rumore che si sentiva era il pesante respiro del russo, segno che stava dormendo profondamente.
    -Francis, fammi luce col cellulare- sussurrò il tedesco scambiandosi un’occhiata con i due e stappando il pennarello. Quando la luce schiarì la stanza il francese fece appena in tempo a coprire la bocca del tedesco e soffocare l’urlo di quest’ultimo
    -Gilbert, ma sei impazzito? Ce diavolo fai?- tremava. Quando la mano dell’albino si alzò ad indicare il volto di Ivan però, fu Antonio che tempestivo soffocò l’urlo del biondo. E rimasero in quella posizione immobili, senza emettere il minimo suono per minuti che parvero infiniti, mentre guardavano gli occhi spalancati di Ivan che li fissavano. Dopo un po’ però capirono che non li stava fissando, e nemmeno si era accorto della loro presenza, bensì dormiva con gli occhi aperti. A Gilbert cadde il pennarello dalla mano. Troppo terrorizzati anche solo per pensare ad uno scherzo da fargli, uscirono velocemente dalla camera, chiudendosi la porta alel spalle cercando di fare il minimo rumore posibile.
    -Ommioddio, io lo sapevo che quello non era normale!- urlò a mezza voce Gilbert
    -Allora esiste davvero chi dorme con gli occhi aperti…
    -francis, Gilbert, non per interrompervi, ma….
    Antonio puntò un dito tremante verso la penombra. Natalia li fissava con un coltello in mano, e lei non stava dormendo, decisamente no.
    In un millesimo di secondo il trio era distante anni luce da quella camera
    -MA CHE RAZZA DI FAMIGLIA E’??
    -Non urlare Gilbert! Ragazzi, dopo questa io me ne tornerei anche a dormire!- piagnucolò Francis
    Antonio e Gilbert si fermarono di colpo.
    -Francis….-Gilbert gli poggiò una mano sulla spalla, guardandolo fisso negli occhi –Io ti capisco, non devi sentirti obbligato, però…sei sicuro di voler fuggire proprio ora?
    Anche Antonio gli si avvicinò, continuando
    -Anch’io ho paura, amico, anch’io vorrei pensare che non c’è una pazza psicopatica con un coltellaccio in mano in giro per i corridoi, anch’io vorrei abbandonare questa nostra missione, ma credo anche che ci siamo cose per cui vale la pena rischiare la vita
    -Ragazzi…- sussurrò Francis guardandoli rapito. L’albino strinse la mano a pugno e l’innalzò verso il cielo
    -Ecco perché non mi arrendo, ecco perché combatto, per essere me stesso! Se il mio destino è quello di rompere al prossimo, io gli vado in contro volentieri!
    -Forza Francis, è questo lo spirito del Bad Trio, non possiamo rinunciare proprio ora, abbiamo tutta la notte davanti!
    Il francese, a quelle parole solenni gli vennero i lacrimoni
    -Ragazzi!- urlò in lacrime –Scusate, scusate se ho dubitato per un istante della nostra giusta causa, mi dispiace!
    Lo spagnolo e il tedesco gli poggiarono una mano sulla spalla, guardandolo con gli occhi pieni di sentimento
    -E allora andiamo, possiamo ancora fare qualcosa, non facciamoci intimorire da queste cosucce, continuiamo la nostra opera di distruzione!
    -Sì!
    -Sì!
    Rincuorati da questo nobile discorso, i ragazzi tornarono con nuovo vigore ad organizzare piani malefici..

    -Ragazzi, avete fatto?
    Gilbert aveva un ghigno enorme
    -Ja, Antonio. Ho sparso per tutte le camere le riviste erotiche di mio fratello, ovviamente scrivendoci sopra “di Ludwig Beilschmidt”… Vi sorprenderebbe sapere che bendiddio teneva sotto il letto!
    -E io invece ho smerciato tutta la collezione di numeri di Superman di Alfred- fece trionfale Francis
    -bene, ci è rimasto ancora un po’ di tempo, che facciamo?
    Antonio si fece avanti, anche se con un’espressione poco convinta in volto
    -Beh, Gil.. Io un’idea cel’avrei
    -Allora forza, dicci
    -Beh…..

    -Perché devo farlo io??- piagnucolò il tedesco appeso al muro del dormitorio femminile. La voce di Antonio gli rispose dall’auricolare che indossava
    -Gil, a noi due quella donna fa paura! E comunque tel’abbiamo detto fin dall’inizio, se non te la senti non lo fai
    -Niente affatto! Questa impresa mi porterà la gloria eterna!
    -Ok, douceur, noi ti osserviamo da lontano- disse Francis interrompendo la comunicazione
    -Tzè, vigliacchi
    Finalmente raggiunse la stanza che gli interessava, fortunatamente era provvista di un balcone. Lo usò per salire e accese la telecamera
    -Ed eccoci arrivati alla seconda puntata di “le magnifiche gesta del fantastico me!” e per voi, amati spettatori, sto rischiando la vita- si smosse teatralmente i capelli candidi, facendo poi fare una panoramica alla videocamera –Ci troviamo sul terrazzo della camera di Elizabetha Hèdervàry. Si, avete capito bene, proprio lei, ed oggi the awersome me farà qualcosa che nessuno si è mai sognato di fare!
    -Ti vuoi muovere, Gilbert?- la voce spazientita del francese gli sfondò i timpani
    -Ok, ok, accorcerò il mio magnifico discorso…. Dicevo. La cara Liz per qualche assurdo motivo ha una porta che non si apre con la nostra chiave, ma fortunatamente ha lasciato la finestra aperta, e quindi siamo riusciti ad entrare…
    L’albino entrò nella stanza dell’ungherese facendo attenzione a non urtare niente che l’avrebbe potuto far scoprire. Si sentiva un rumore dal bagno, la ragazza probabilmente si stava facendo la doccia. Aggirò il letto e si avvicinò all’armadio, frugandoci finché non aprì un cassetto e trovò quello che cercava
    -Ohohoh,mein Gott…-
    Mutandine, corpetti, perizomi, reggiseni e da qualche parte anche un paio di reggicalze
    -ma guarda guarda. Ti facevo più innocente, Eliza
    Quella serata si stava rivelando molto più fruttuosa di quanto avesse mai potuto sperare. Allungò le mani verso quel piccolo pezzo di paradiso e iniziò a frugare tra la biancheria con gli occhi che gli brillavano, troppo preso dal momento per far caso al fatto che il rumore della doccia era cessato
    -Cosa poterei prendere? Questo? O forse quello? No, anzi, forse…
    Alla fine optò per un reggiseno nero semitrasparente pieno di pizzi, trattenendo a stento le urla di gioia. Si avviò trionfante verso la finestra con un sorriso a trentadue denti preparandosi ad una maestosa uscita di scena
    -Sono un mito, sono un fenomeno, sono meraviglioso, sono magnifico, sono…
    -Che ci fai qui?
    Gilbert si bloccò di colpo e con estrema lentezza e col fiato sospeso si girò terrorizzato verso la voce alle sue spalle, trovandosi davanti l’ungherese, ancora bagnata e avvolta in corto asciugamano
    -Gilbert?- chiese la ragazza con un’espressione sorpresa. Il tedesco per contro sembrava fosse morto e stesse lottando per resuscitare, ma era capace solo di boccheggiare come un pesce. Se non fosse stato in quella situazione avrebbe sicuramente fatto qualche battuta spinta sulla ragazza, ovviamente nel caso che fosse riuscito a distogliere la sua attenzione dalle goccioline d’acqua che scivolavano lente lungo le gambe della ragazza, ma date le circostanze si riguardò bene dal far svegliare il lato violento della castana. Una scusa, doveva trovare una scusa in fretta
    -Ecco….. Mi sono perso!
    La ragazza alzò un sopracciglio e Gilbert si diede mentalmente dell’idiota. Mi sono perso? Che razza di scusa era?
    -No, cioè… A dire il vero volevo dirti una cosa, ma credo che non sia il caso, vero?
    Indietreggiò verso il terrazzo ridendo nervosamente e grattandosi distrattamente la testa. Sfortunatamente non si accorse che lo fece con la stessa mano che teneva il reggiseno, cosa che non sfuggì di certo ad Elizabetha
    -Gilbert…..QUELLO E’ MIO?
    -N..No, E’ MIO!
    -E QUELLA E’ UNA VIDEOCAMERA??
    -No, Liz, non è come sembra! Io sono, tu….Tu sei in un sogno! Esatto, questo è solo un sogno, non è reale, è solo la tua immaginazione. Ora voltati, chiudi gli occhi, conta fino a cento e ti sveglierai. No, anzi, conta fino a un milione, dai, comincia!
    La ragazza gli sorrise amabilmente, voltandosi e avvicinandosi al letto. Gilbert era incredulo. Gli aveva creduto? Era salvo? Voleva invitarlo a letto?? Purtroppo dovette ricredersi quando Elizabetha tirò fuori da sotto il letto una mazza da baseball e si gettò su di lui al possente grido di:
    -BRUTTO MANIACOOOOOO!

    -…E poi?
    -E poi sono riuscito a scappare prima che mi tirasse addosso qualsiasi oggetto contundente che le capitasse sotto mano
    Francis fece un fischio di ammirazione mentre continuava a medicare i lividi del tedesco. Antonio, intanto, gli si piazzò davanti
    -Gil, ti prego, dimmi che la videocamera si è salvata- gli chiese implorante, l’albino gli rispose con un ghigno
    -Sì, e non solo la videocamera…- disse mentre tirava fuori il reggiseno nero dell’ungherese, che finì in 0,003 secondi fra le mani di Francis
    -Mon dieu, c’est magnifique!
    Antonio si gettò sul biondo, allungando le mani
    -Francis passalo anche a me, fammelo vedere! Oh, Gilbert, sei il mio idolo!
    La grossa risata del tedesco si propagò per tutta la stanza
    -Lo so, Tonio, lo so… Ora andiamo a dormire ragazzi, abbiamo fatto un buon lavoro stasera- concluse sghignazzando mentre si dirigeva verso la porta, ma prima che potesse andarsene venne trattenuto da Francis
    -Gilbert…- iniziò quello con aria grave –Apparte Elizabetha che ti ha visto gli altri non sapranno mai che siamo stati noi, vero?
    -Ma no, figurati!
    Furono le fatidiche parole.






    N.d Ary:
    Io amo questi tre, li adoro con tutto il cuore. E questo capitolo mi sono divertita troppo a scriverlo, tanto che era pronto da… tipo…. Da quando avevo pubblicato il quarto capitolo, penso XD Capitolo di transizione che non ha assolutamente nulla a che fare con i precedenti, ma avevo tanta voglia di scrivere sul bad trio >____< Stavolta niente alcol né funghetti allucinogeni, ma solo le tre menti deviate di individui annoiati meravigliosamente pazzi <3 Inizialmente il capitolo era più lungo, ma ho preferito tagliare la parte del….diciamo “risveglio” e metterla in un capitolo a parte, per cui anche il prossimo non avrà un gran che a che fare con la trama della storia.
    Nient’altro da dire, spero che vi siate divertiti anche voi a leggere questa sclerataXD
    Chu ^^



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    ("CHI E' STATO?? CHIIIII???? QUALCUNO DOVRA' MORIRE PER QUESTO!!")
     
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  5. ArtemisxHyung
        +1   -1
     
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    User deleted


    voglio koreaaaaaaaa così palpa il petto a cina e kiku
    bhe dai nn è fondamentale ma lo voglio ù.ù così farà ancora più ridereeeeeee ma sei tu il dittatore che decide mio signore....
     
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34 replies since 29/10/2010, 20:25   438 views
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