Desidery

Prussia x Fem!Romano (OC) + OC; AU; Raiting: Verde

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. ArtemisxGyeoul
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    ah, almeno quello xD
     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    𝐏𝐀𝐆𝐄 𝐎𝐅 𝐖𝐀𝐍𝐃𝐒

    Group
    Admin
    Posts
    13,328

    Status
    Anonymous
    E poi mio cugino che suonava il pianoforte ** - cioè, tipo - è un mito **
    Lo adoro! **
     
    Top
    .
  3. ArtemisxGyeoul
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Austria?
     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    𝐏𝐀𝐆𝐄 𝐎𝐅 𝐖𝐀𝐍𝐃𝐒

    Group
    Admin
    Posts
    13,328

    Status
    Anonymous

    Capitolo 4 – Quando la gelosia entra in atto


    « Caspiterina! Oggi mia sorella ha il compito d’italiano! Spero se la cavi »
    Francesco era talmente preoccupato per la sorella che voleva trasformarsi in un fantasma e osservarla svolgere la verifica, perché l’ultima prova dell’anno è sempre quella più importante e lui aveva paura che per l’unico voto basso che avrebbe preso si rovinasse la media, venendo bocciata con una materia.
    « Anche mio fratello, ma ha quello di tecnologia »
    « Quanto vorrei vedere se la svolge bene o male, uuuh, che ansia! »
    « Calmati, Francesco! Ricorda che oggi abbiamo anche noi una verifica molto importante da fare! »
    Francesco sobbalzò sul sedile e si portò una mano in fronte.
    « Giusto! Le invalsi! Grazie per avermene ricordato, Giulio »
    Giulio rise, ma il sorriso che aveva in faccia non durò molto al lungo.
    « Hai studiato? »
    « E che c’è da studiare? Tanto è tutta logica! »
    « Ma italiano? »
    « Ehh, se non sai parlare in italiano non sai nemmeno le regole di grammatica! »
    « Giusto, giusto, ehm … »
    Giulio si interruppe, ridendo.
    « Mi sono dimenticato! »
    L’autobus si fermò e tutti i ragazzi scesero, per poi spargersi per il cortile della scuola.
    Francesco e Giulio continuavano a chiacchierare beatamente, ma poi una voce femminile molto familiare bloccò entrambi.
    « Francesco! »
    Una ragazza gli saltò addosso, facendolo barcollare e quasi cadere.
    « Uhh, Rosaria, scollati dalla mia schiena e dal mio zaino, per favore »
    « Perché mai? »
    « Fallo e basta! »
    Rosaria era una ragazza solare, ma nascondeva un lato “oscuro”, come Giulio definisce la sua caratteristica di “spia”.
    Perciò se qualcuno le piace, gli deve stare sempre incollato.
    E quello era il caso di Francesco.
    « Dicono che c’è uno sciopero! »
    « Ma no, oggi ci sono le invalsi! »
    « Lo credevo anch’io, fino a qualche minuto fa, me l’hanno detto Alberto e Giacinto » disse Rosaria indicando i due ragazzi delle seconde medie.
    Alberto e Giacinto erano gemelli, ma non si somigliavano per niente: uno aveva i capelli biondi lisci e gli occhi verdissimi, Alberto, e l’altro aveva i capelli castano scuro più o meno ricci e gli occhi neri. Entrambi avevano la pelle quasi abbronzata. Giacinto era più alto di Alberto di almeno quindici centimetri, se non di più.
    I due appena sentirono il loro nome si voltarono e si avvicinarono ai tre ragazzini di prima media.
    « Guarda guarda, Francesco! » sorrise Giacinto.
    « Ciao Giacinto, ciao Alberto » sobbalzò il ragazzino.
    « Ehi, non è vero che oggi probabilmente i professori fan- »
    Rosaria non finì la domanda, perché è stata interrotta da una voce bassa e giovane, simile a quella di un ragazzo di molto più grande di loro.
    Infatti non c’era da spaventarsi: la scuola superiore e la scuola media erano appiccicate.
    « Attenzione, alunni dell’Istituto Comprensivo di Scuola Secondaria di primo e secondo grado! »
    I ragazzi delle rispettive classi puntarono tutti il loro sguardo sul giovane, che teneva in mano un microfono.
    « Oggi i professori delle classi prime medie, terze medie, primo superiore, terzo superiore e quinto superiore mancheranno a causa dell’adesione allo sciopero nazionale. Tutte le prove, comprese invalsi, saranno annullate »
    Iniziò a crearsi un vociare piuttosto alto.
    Il ragazzo, per far sì che lo facessero finire di parlare, alzò di poco il volume delle casse.
    « Ciò non significa che non vengano rimandate. Questo sciopero è stato fatto senza tener conto della data delle prove invalsi delle prime e delle terze medie, perciò esse saranno svolte la settimana prossima, tre giorni prima della fine di questo anno scolastico »
    I bambini delle prime si fecero scappare un sospiro di sollievo, a differenza delle terze, che piuttosto protestavano, perché avevano studiato tanto per le prove e per le interrogazioni.
    « Nonostante ciò, gli esami inizieranno verso la metà giugno, perciò la data prestabilita non cambierà » continuò « In quanto al primo, terzo e quinto superiore, di cui io faccio parte, i compiti di qualsiasi materia saranno rimandati a domani, dopodomani e giovedì »
    Tutti i liceali sbuffarono annoiati.
    « Ritenetevi fortunati, ragazzi. Avete più tempo per studiare e sarà “salvato” chi invece non l’ha fatto proprio. Detto questo, ho finito »


    Carlotta correva per il corridoio, nella speranza di trovare Julchen.
    « Julchen, dove diavolo sei andata?! » gridava.
    Guardava in ogni classe, anche sotto le cattedre o i banchi.
    Si era più o meno rassegnata, non riusciva a trovarla.
    Era l’unica nella scuola.
    O forse no.
    « Cosa ci fai ancora qui? »
    Carlotta si girò: sembrava che Gilbert volesse seguirla sempre, prima in pizzeria, poi a casa sua e poi in corridoio.
    « Perché non è venuto nessuno? »
    « C’è sciopero, non mi hai sentito quando l’ho detto? Ho mandato a casa anche quelli che avevano i professori, sotto l’ordine del preside »
    « Ma le prov- »
    « Le prove invalsi non si fanno, le hanno rimandate alla settimana prossima »
    « Bene … »
    « Hai detto qualcosa? »
    « No, nulla »
    La ragazza sospirò, facendo tre passi avanti verso di lui.
    « E quindi sei tu il presidente del consiglio studentesco? »
    « Già, non lo sapevi? »
    « No. Tu vai a casa? »
    « Magari! Ma devo rimanere qui, devo finire un lavoro che mi serve per la giornata del diploma … »
    « Posso aiutarti io! » disse entusiasta Carlotta « Sempre se tu vuoi »
    « Certo, mi farebbe piacere! »
    Gilbert e Carlotta si diressero verso la sala informatica, aperta da un bel pezzo.
    L’albino dalle iridi rosse prese la sedia e si sedette, aprì il computer e iniziò a digitare qualcosa.
    « Conosci tutte le password di questi computer? »
    « Sì, tanto sono tutte le stesse, non serve impararle tutte a memoria, perché una vale le altre. Me l’ha detto il professore Rolandi »
    « Anche tu hai Rolandi come professore di tecnologia? »
    « Sì, suppongo che tu sia della sezione G, vero? »
    Carlotta annuì.
    « III° G »
    « Io V° G »
    Gilbert poggiò tutta la schiena compreso collo sullo schienale della sedia girevole e sospirò.
    « Come faccio a trovare le parole giuste per scrivere una tesi che riporti tutti gli anni trascorsi in questa scuola dal quinto superiore attuale? »
    « Non lo so, non so come funzionano queste cose … »
    « Il bello è che l’ho fatto tutti gli anni e ho sempre fatto bella figura, ma raccoglievo le informazioni da ogni alunno delle classi! »
    « E tu come definiresti questi cinque anni? » chiese la ragazza avvicinandosi un po’ di più alla sedia su cui era seduto.
    « Uuh, bah, il primo anno ero un po’ spaesato, perché non conoscevo nessuno, nonostante abbia frequentato qui anche la scuola media ma sono riuscito a instaurare una buona amicizia con tutti, il secondo anno sono stato eletto presidente del consiglio studentesco ed è stata un’esperienza magnifica essere stato premiato per tutto il lavoro svolto in un anno e presentato davanti al sindaco della città, il terzo anno e il quarto anno invece … »
    « Invece? » chiese incuriosita.
    « Quegli anni per me sono stati un inferno, ma ne sono uscito sano e salvo. In pratica ero “perseguitato” e preso in giro da alcuni bulli per il colore della mia pelle e dei miei capelli e sulla malattia di mia sorella »
    Carlotta era sbalordita.
    « Julchen ha una malattia? »
    Gilbert annui volgendo lo sguardo verso il pavimento.
    « Sì, come la mia malattia è l’albinismo la sua è la mancanza d’olfatto. Tutto è ereditario. Nessuno di noi è nato normale, in poche parole »
    Con questa affermazione Carlotta è riuscita a spiegare il perché Julchen diceva frequentemente “Ho il naso tappato, non sento nulla”.
    « E io mi arrabbiavo come un bambino a cui viene sottratto un giocattolo o una caramella. Più io mi arrabbiavo e li minacciavo, più loro continuavano, finchè arrivarono al punto di violentarmi »
    La ragazza cosentina sentì un brivido che percorse la sua schiena dalla nuca al coccige.
    Deglutì, senza dire nulla e restando ad ascoltare ciò che lui aveva da dire.
    « Violentarmi moralmente, fisicamente e … » si interruppe, mettendosi le mani tra i capelli « Sessualmente »
    Gilbert si sentiva le lacrime sull’orlo delle ciglia.
    « Da allora iniziai ad avere carattere e a sorridere sempre, tenendo la mia sofferenza dentro »
    Carlotta si avvicinò a lui, gli prese le mani e gli accarezzò il volto, asciugando una lacrima.
    « Chi meglio di te sa sorridere? » gli chiese lei.
    « Il Magnifico Me non di certo »
    « Perché dici “Magnifico Te” se in realtà di te non apprezzi nulla? »
    « Perché tanto so che io di amici non ne ho e non ne avrò mai, nessuno mi fa complimenti, nessuno mi dice niente »
    « Non devi sentirti così! Sei insicuro! »
    « Non mi interessa essere insicuro, non voglio essere trattato in questo modo »
    Lo abbracciò, dandogli una piccola pacca sulla schiena.
    « Non farti sottomettere Gil, se abbandoni tutto e di fai mettere i piedi in testa non fai altro che dare soddisfazioni agli altri e distruggere te stesso »
    « Non sono mai stato così male in tutta la mia vita »
    La ragazza sentì come un pugnale trafitto nella schiena.
    Si allontanò un po’ da lui, per non dargli più disperazione, e si diresse verso la porta lentamente, ma Gilbert si alzò dalla sedia e la prese per un braccio, ancora singhiozzando.
    « Carlotta … Non andare via … »
    Lei cercava di non avvampare.
    « Non intendevo offenderti … Questa storia mi fa stare male, non tu »
    Ritornò a sedersi.
    « Invece tu, forse, sei il mio unico rimedio che metterà un punto a questa storia facendomela dimenticare per sempre »
    La avvicinò un po’ più a sé.
    « I tuoi capelli mi fanno scordare la mia voglia di avere dei capelli castani, i tuoi occhi mi fanno dimenticare il bisogno di volere degli occhi normali, il tuo fisico mi fa ricordare piuttosto che io valgo perché sono diverso dagli altri, perché la pelle chiara è sempre più bella di quella scura. Ma io di te invidio tutto, anche il carattere »
    Le strinse la mano e la buttò su di sé, baciandola.
    Carlotta era praticamente di pietra, ma nonostante tutto lo fermò.
    « No, Gil, non è il momento e non è nemmeno il luogo »
    « Ma io- »
    « No »
    Gilbert abbassò lo sguardo, dando un po’ di colore alle sue guance pallide.
    « Va bene … »
    Proprio in quel momento la porta si aprì.
    « E adesso mi metto al lav- CARLOTTA?! »
    « ANTONINO?! »
    Antonino era il vecchio compagno di banco di Carlotta, il quale si era preso una cotta per lei fin dalle elementari.
    « Cosa ci fai lì, attaccato a Gilbert? » chiese quasi geloso.
    « Anto, nulla di sconcio! Sono solo inciampata su un cavo e sono finita addosso a lui »
    « Eppure non se- »
    « Sei geloso, per caso? »
    Il ragazzino, imbarazzato, uscì dalla sala informatica tutto rosso.
    I due rimasero in silenzio a fissarsi.
    « Te l’avevo detto io. Comunque, penso che all’introduzione della giornata del diploma ci penseremo dopo »
     
    Top
    .
  5. ~Phantom Lady
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Ah, povero Gil ç.ç Ore-sama!
    Oddio, le prove invalsi le odio, non voglio rifarle!
    Che commento sconclusionato! Vabbè, comincio col darti due consigli: il primo è che, se usi i tempi storici (i tempi del passato), invece del passato prossimo dovresti usare il trapassato remoto. Il capitolo mi piace, ma dovresti allungare le parti descrittive.
    E povera Ju, non va bene niente a nessuno in quella famiglia, eh? D:
    Beh, sono contenta che tu abbia continuato la storia **

    Dovrei ricominciare a scrivere pure io =.="
     
    Top
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    𝐏𝐀𝐆𝐄 𝐎𝐅 𝐖𝐀𝐍𝐃𝐒

    Group
    Admin
    Posts
    13,328

    Status
    Anonymous
    Grazie per avermi corretto sul fatto del tempo dei verbi. :D Se devo essere sincera non ero molto sicura di quello che scrivevo: all'inizio ero indecisa. Avrò riscritto questo capitolo almeno sei volte, perchè non mi piaceva mai l'argomento...
    Comunque, Giulio, Rosaria, Giacinto, Alberto e Antonino sono altre città di Cosenza: rispettivamente, Lattarico, Rose, Praia a Mare, Scalea e Rende.
    Se non sapete dove sono, beh, andatevele a cercare, non so come spiegarvi, anche perchè voi non siete del luogo... xD
     
    Top
    .
35 replies since 22/3/2013, 22:09   154 views
  Share  
.